I bastardi di Pizzofalcone terza serie, finale a sorpresa per il pubblico di De Giovanni

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Si è appena conclusa la terza stagione de I Bastardi di Pizzofalcone, non senza colpi di scena e dubbi da svelare…

Per la terza stagione della serie tv tratta dai libri di Maurizio De Giovanni, la regia è stata di Monica Vullo, un appuntamento senza dubbio tra i più attesi della stagione di Rai Fiction, visto il successo delle prime due.

La fine della seconda stagione, nel 2017, aveva lasciato il pubblico in sospeso davanti ad un finale che sembrava essere quasi perfetto con la conclusione e la riconciliazione dei protagonisti, quando lo scoppio di una bomba pochi secondi prima dei titoli di coda rimanda tutto ad un’altra chiusura, tutta da interpretare.

L’aria che si respira nella terza stagione è decisamente diversa, più drammatica rispetto alle stagioni precedenti, le storie sono dilatate, a tratti anche lente.  Il diverso registro di regia si nota fin dalla fotografia: più tetra, più realistica; una regia che dà rilievo alla coralità, in questa stagione, infatti, gli scheletri dell’armadio dei protagonisti vengono messi da parte, per dare priorità alla risoluzione di un dramma e un pericolo comune.

La fiction, la cui prima puntata è andata in onda lunedì 20 settembre 2021, alle 21.30, e così ogni lunedì fino all’ultima andata in onda ieri 25 Ottobre, è stato possibile rivederle anche su Rai Play; la terza serie ha avuto uno share molto alto (mediamente il 20%), il pubblico ama De Giovanni e ama I bastardi di Pizzofalcone.

Nella prima puntata si scopre che alla consolidata squadra del commissariato, ormai più famoso di Napoli, è andata molto bene:  Lojacono (Alessandro Gassman), Ottavia (Tosca D’Aquino), Pisanelli (Gianfelice Imparato), Palma (Massimiliano Gallo), Aragona (Antonio Folletto), Alex (Simona Tabasco) e Romano (Gennaro Silvestre), sono sopravvissuti alla bomba scoppiata alla Trattoria di Letizia (Gioia Spaziani), che invece è  tra la vita e la morte. Da qui in poi una serie di indagini e di colpi di scena, una continua lotta con i problemi della città, quelli di relazione e quelli personali, un dedalo di storie che si intrecciano e si ostacolano. Drammi vissuti in completa solitudine come quello del vicequestore Palma (il bravissimo Gallo) che nasconde il suo dolore in una maschera che lo rende estraneo a se stesso, irriconoscibile.

Nelle stagioni precedenti il pubblico ha imparato ad affezionarsi ai bastardi, alle loro vite, alle loro fragilità, le regie precedenti:  Carlo Carlei prima e Alessandro D’Alatri poi, hanno dato risalto, tra un’indagine poliziesca e l’altra, alla ricerca interiore di ciascun personaggio. Al punto che ormai i bastardi sono diventati come di famiglia e non è difficile pensare a cosa direbbe e cosa farebbe, per esempio, l’ispettore Lojacono, perché lo conosciamo bene. Monica Vullo, questa volta, nella sua regia ha dovuto affrontare forse la prova più difficile che incide fortemente  sulla vita di ciascuno dei bastardi. Nasce l’esigenza di un dialogo corale con il passato e il presente di ciascuno di loro, che trova la confluenza in unico dramma, l’attentato che ha senza dubbio sconvolto un equilibrio, ma ha consolidato il loro legame.

Una delle protagoniste indiscusse de I bastardi di Pizzofalcone, che rende la fiction ancora più ammaliante e attraente, è indubbiamente Napoli, una città misteriosa che crea bellezza e inferno, che può essere festosa e colorata ma che può avere anche ombre e misteri.

Una città a misura di bastardi e se sono quelli di Pizzofalcone… ci si perde ancora di più, piacevolmente.

 

Paola Improda

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