Firenze, “Middle East Now 2021”: i vincitori della XII edizione

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Domenica 3 ottobre si è conclusa la XII edizione del Middle East Now, tenutasi sempre a Firenze, presso il cinema la Compagnia ed il cinema Stensen.

Il tema di quest’anno è stato (Re)-aligning perspectives che prende spunto dalle parole dell’artista e curatore libanese Roï Saade, storico collaboratore del festival, che ha descritto egregiamente questo tempo rallentato nel quale siamo stati costretti a vivere, ed il desiderio naturale di resettare tutto e riallinearsi alle cose semplici.

Anche quest’anno il programma è stato molto fitto e ricco, con tanti focus interessanti, tra i quali:

  • Focus Afghanistan “challenges and perspectives”, un viaggio in questo splendido e, allo stesso tempo, martoriato Paese, attraverso la selezione di film ( The forbidden strings di Hasan Noori; Osama di Siddiq Barmak; The Silhouettes di Afsaneh Salari) documentari e corti (Three songs for Benazir di Elisabeth e Gulistan Mirzaei; Angelus Novus di Aboozar Amini), talk e libri dedicati anche agli ultimi avvenimenti;

 

  • Focus “filming catatastrophe”, in collaborazione con la piattaforma streaming no-profit di Beirut Aflamuna (https://www.aflamuna.online/), che promuove il cinema indipendente arabo, incentrato sulle catastrofi naturali e non. Uno slot di 5 cortometraggi (The disquiet e Untitled – to the libanese citizens di Ali Cherri; Faces applauding alone di Ahmad Ghossein; Merely a smell di Maher abi Samra; Posthumous di Ghassan Salhab; Ma’loul celebrates its destruction di Michel Khleifi) ed 1 lungometraggio ( Panoptic di Rana Eid) che raccontano i principali eventi catastrofici degli ultimi 20 anni – dai terremoti alle guerre ed occupazioni – dell’area del medio oriente.

 

  • Focus New Perspectives “from the middle east and north africa”, una selezione di documentari work in progress di giovani registi che raccontano storie di vita vissuta nei Paesi come la Libia, l’Iraq, la Palestina, il Libano e l’Afghanistan. La selezione dei 5 lavori (Baghdad in fire di Karrar Al- Azzawi; No other land di Basel Adaraa, Yuval Abraham, Rachel Szor e Hamdan Balal; Q di Jude Chehab; Serching for Kikhia di Jihan Kikhia; Kamay di Shahrokh Bikran e Ilyas Yourish) è stata curata da Sigal Yehuda, fondatrice e direttore esecutivo di close-up (https://closeupinitiative.org/who-we-are/) .

 

Anche quest’anno diverse sono state la anteprime nazionali al festival, come Damascus Dreams di Émilie Serri; And I was there di Eran Paz; We are From there di Wissam Tanios; The Mayor di David Osit e l’attesissimo Hit the Road di Panah Panahi.

 

Hit the Road  racconta il viaggio lungo tutto l’Iran, di una caotica e tenera famiglia che accompagna il loro figlio maggiore al confine del Paese.
Un viaggio doloroso ma necessario.
Una madre, interpretata magistralmente da Pantea Panahiha, che se da un lato è straziata dal dolore perché sa che dovrà lasciar andare – forse per sempre – il suo primogenito, dall’altro cerca di mantenere la serenità perché pilastro dell’intera famiglia.
Un padre (Hassan Madjooni) un po’ malconcio, preoccupato e rassegnato ma che cerca di non perdere mai l’umorismo e di restare lucido e razionale per tenere a mente l’obiettivo.

Un figlio (Amin Simiar) che sa che lasciare la sua famiglia, la sua vita, il suo Paese, è l’unica via percorribile ma anche la più ingiusta.

Un fratellino, interpretato spettacolarmente da Rayan Sarlak, che è un vulcano in eruzione –  il colpo di genio di Panahi –  che riesce ad alleggerire tutto il viaggio, e tiene incollato lo spettatore in attesa della sua prossima marachella.

Sullo sfondo un Paese bellissimo, il regista ci mostra paesaggi diversi e sconfinati a sottolineare la varietà di quelle terre, ma ci fa immergere anche nell’autentica cultura iraniana, dove esistono ancora i valori di comunità, aiuto e solidarietà tra sconosciuti, come quando tutte le famiglie dei ragazzi che tentano la fuga, sono accampate in una vallata e si aiutano e confortano a vicenda, come un’unica grande famiglia.

Il film è formalmente l’opera prima di Panah Panahi, ma l’esperienza e la tecnica acquisita nel tempo come assistente del celebre regista – nonché suo padre-  Jafar Panahi, che a sua volta è stato allievo di Abbas Kiarostami, emerge indiscutibilmente.

 

 

Ed ecco i film premiati quest’anno:
Il premio  “Middle East Now Audience Award” al miglior film votato dal pubblico è stato assegnato  a 200 METERS di Ameen Nayfeh.

Il “Premio Cinema Iran 2021” al miglior lungometraggio / documentario dall’Iran è stato assegnato a  RADIOGRAPH OF A FAMILY di  Firouzeh Khosrovani

La giuria era così composta: Bianca Maria Filippini (Co-Fondatrice Casa editrice Ponte33), Germana Rivi (esperta di Iran), Mario Vitalone (Iranista bibliotecario).

 

Mentre il  “Middle East Now Staff Award 2021” al miglior corto o mediometraggio è stato assegnato a THE PRESENT di Farah Nabulsi ed il  premio  “Best OFF” al miglior cortometraggio d’autore assegnato da OFF Cinema è stato assegnato a THREE SONGS FOR BENAZIR di Elizabeth Mirzaei e Gulistan Mirzaei.
Per questi premi la giuria era così composta: Simone Bartalesi (Presidente Associazione OFF Cinema), Tina Magazzini (ricercatrice dell’Istituto Universitario Europeo) e Anacleto D’Agostino (Professore di archeologia e storia dell’arte del vicino oriente antico) Caitlin Procter (part-time professor presso l’Istituto Universitario Europeo di Firenze).

 

Paola Improda

 

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