Intervista a Flavio Furno, interprete del paroliere Nisa nel film “Carosello Carosone”

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Flavio Furno, napoletano, classe 86, è senza alcun dubbio un volto molto noto del piccolo schermo, al quale il pubblico è affezionato. Furno è un attore con una lunga gavetta alle spalle, grazie alla quale riesce a dare spessore e risalto a tutti i suoi personaggi,  per questo il pubblico lo apprezza e lo segue con interesse.

Tante le fiction di successo alle quali ha preso parte: Tutto può succedere, In arte Nino, La vita promessa, solo per citarne alcune. Al cinema ha recitato con Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak nel film “Moglie e marito”.

Giovedì scorso lo abbiamo visto su Rai 1 nel ruolo di Antonio, fidanzato e futuro marito di Manuela, nella fortunata fiction di Un passo dal cielo, giunta alla sesta edizione e qualche settimana prima, sempre su Rai 1 era Nisa, (il famoso paroliere) nel cast di Carosello Carosone, il grande successo televisivo sulla vita di Renato Carosone, interpretato da Eduardo Scarpetta

 

Abbiamo avuto modo di fargli qualche domanda per i lettori di Differentemente.

Giovedì 18 marzo è andato in onda “Carosello Carosone” il film dedicato al maestro Carosone, in cui interpretavi il paroliere Nicola Salerno (in arte Nisa) che contribuì a creare i più grandi successi del Maestro. Qual è stata la tua preparazione al personaggio e cosa ha rappresentato far parte di questo prezioso omaggio?

L’esperienza in questo film è stata abbastanza insolita. Non ho fatto un provino. Sono stato chiamato dal regista (Lucio Pellegrini) con il quale avevo già lavorato in passato. Non esiste materiale video legato a Nisa. Esistono solo i testi delle sue canzoni. Ci siamo preoccupati di restituire nel film la bellezza di un atto creativo. La prova che quando due grandi talenti si incontrano, possono nascere capolavori come “Tu vuó fa l’americano” anche in mezz’ora! Parliamo di una delle canzoni più famose del mondo di sempre.

Cosa ti ha insegnato, seppur indirettamente, Carosone in questa esperienza e cosa hai pensato della sua scelta di abbandonare all’apice del successo?

Mi sembrava un uomo gentile, appassionato, per niente presenzialista. Non aveva bisogno di mettersi al centro e questo credo sia un atteggiamento che derivi da una profonda sicurezza in se stessi e nel proprio talento. Il successo può darti tanto ma anche rubarti la vita vera e capisco profondamente chi come lui, ad un certo punto, abbia sentito la necessità di fare un passo indietro.

Lavori già da tanti anni nel cinema e in televisione, hai alle spalle una lunga e bella carriera. Quanti sacrifici si affrontano per arrivare al successo? E quali benefici si ottengono?

Da fuori spesso si vedono solo le cose belle legate a questo mestiere. La verità è che si ignorano le difficoltà. Forse anche per nostra responsabilità. Perché non le raccontiamo mai. Personalmente, l’aspetto che io trovo più faticoso è il pensiero di essere sempre sottoposto al giudizio esterno. Che sia un regista, un produttore, il pubblico. E mi confonde molto il rapporto che si deve avere con la propria immagine. È una cosa con la quale ancora devo prendere bene le misure. Non parlerei di benefici ma di necessità. Io non mi immaginerei a fare nessun altro lavoro se non questo. Non potrei farne a meno. Poi certo, parliamo di un mestiere divertentissimo, dinamico, creativo. Un grande privilegio. Non è per tutti, ecco.

Abbiamo lasciato l’esperienza teatrale a parte, tanti anni in teatro con tanti lavori, il teatro in questo periodo è in sofferenza, come gli altri settori dell’arte, cosa provi in questo momento?

Tristezza. Mi sembra l’ennesima prova di quanto il teatro e in generale il settore culturale in Italia venga considerato accessorio, secondario. E sono molto spaventato anche dal modo in cui si proverà a gestire una ripartenza quando la pandemia sarà passata. Temo che il rischio di ripiegare in un teatro “commerciale” sarà ancora più forte di quanto non sia stato negli ultimi anni. Mi auguro però che le persone sentiranno la necessità di tornare ad avere esperienze dal vivo condivise. Che abbiano voglia di tornare a vedere uno spettacolo, un film in sala o un concerto. L’esperienza dal divano può essere comoda, immersiva, interattiva ma non sarà mai paragonabile a quella dal vivo. Di questo ne sono certo.

In un’altra intervista hai detto: “Ho riscoperto la bellezza di Napoli solo quando me ne sono andato, per poi, di tanto in tanto, farvi ritorno” qual è il tuo rapporto con la tua città natale?

È stato conflittuale per tanto tempo. Da ragazzo ho avuto l’istinto di andare via. Avevo bisogno di allargare l’orizzonte. Fuori e dentro di me. Adesso la amo. Difendo le mie origini con molta forza. Credo siano il valore più grande che abbiamo come esseri umani e anche come artisti. La nostra storia. È l’unica cosa che dobbiamo difendere è l’unica che ci rende unici. Insomma, La trovo una città profondamente migliorata. Bellissima. Il mio sogno sarebbe quello di poterci tornare per un po’, magari per girare un film o preparare uno spettacolo.

Sappiamo che sei impegnato nelle riprese della nuova fiction Noi, la versione italiana di This is Us. Puoi darci qualche anticipazione? 

Si. È il riadattamento italiano di una serie che in America ha avuto un enorme successo. La storia sarà più o meno la stessa ma riadattata per il contesto italiano. Non posso dire molto sui personaggi ma ho la fortuna di interpretare un ruolo che va dai 30 ai 60 anni e oltre. Una bella sfida.

Altri progetti futuri?

Sarò uno dei protagonisti della prossima commedia per il cinema di Alessio Maria Federici. Una storia di coppie di trentenni in cui ci si interroga su quanto sia vera l’esistenza dell’anima gemella. Con Matilde Gioli, Ilenia Pastorelli, Matteo Martari, Giuseppe Maggio e Marta Gastini. 

 

Paola Improda

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