Intervista ai Brugnano, tra i finalisti del Premio Musicultura (in streaming da domani)

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Da domani fino al 28 marzo, il Teatro Lauro Rossi di Macerata ospiterà le Audizioni dal vivo, senza pubblico a causa delle restrizioni anti Covid, dei finalisti di Musicultura 2021.

Dieci serate consecutive di spettacolo, 63 artisti si esibiranno live in diretta streaming dalle principali piattaforme dell’evento.

Durante la serata del 21 marzo, si esibiranno anche i Brugnano, Gianluca ed Antonio, duo indie napoletano già molto amato e seguito dal giovane pubblico italiano.

Abbiamo avuto modo, durante i preparativi, di poterli intervistare per voi.

 

Differentemente saluta i Brugnano, benvenuti! A breve sarete al Premio Musicultura 2021, ci parlate un po’ delle vostre emozioni e delle vostre aspettative riguardo questa esperienza che affronterete?

Gianluca: La partecipazione a Musicultura nasce parallelamente al progetto Brugnano, perché in realtà le produzioni a cui stavamo lavorando vanno in una direzione un po’ più Pop, più indie, più vicino a quello che magari ci preme far emergere di noi. Quando, però, decidemmo di mandare due brani a Musicultura scegliemmo Acqua Gelida e Canzoni da Mangiare Insieme, quest’ultimo ancora inedito, perché rispecchiano di più i criteri del premio. C’è da dire che questa è la prima volta in cui noi ci relazioniamo veramente con una giuria – una realtà giudicante – e questo ci piace tanto. Poi, soprattutto in questo momento, la cosa bella è che potremo suonare live, in teatro, la nostra musica, senza filtri, come piace a noi.

Antonio: L’altra cosa bella è che Musicultura è molto attenta ai brani, rispetto ad altre manifestazioni, infatti c’hanno mandato l’analisi del testo del brano, la motivazione, inoltre volevano altri pezzi per capire il background ed il nostro mondo. Abbiamo proprio percepito l’attenzione verso la scrittura ed in generale al cantautorato a cui noi apparteniamo, perché seppur rientriamo sotto la grande categoria INDIE, la nostra formazione è cantautorale, d’altronde i brani sono stati scritti ben prima di pensare di poter partecipare all’evento. Chiaramente siamo molto molto emozionati.

Il brano finalista Canzoni da mangiare insieme uscirà a breve…quindi stay tuned!

 

Professionalmente siete un duo, nella vita siete fratelli, pregi e difetti di questa unione?

A: lavorare con il proprio fratello è complicato, perché ci sono delle dinamiche diverse rispetto ad un duo classico, ci sono confidenze e legami diversi… ma allo stesso tempo è stimolante perché avendo due approcci, anche musicalmente, simili per certi versi ma opposti per altri, riusciamo a trovare delle unioni oltre il conflitto che si può creare

Magari io sono molto più attento al testo, al cosa e al come comunicarlo e con  Gianluca cerchiamo di farlo funzionare musicalmente, magari anche con qualche scontro iniziale, ma alla fine il risultato c’è e lo stiamo riscontrando anche grazie al crescendo del consenso del pubblico. Ci diamo forza a vicenda, questo è sicuro.

G: La cosa bella è che si creano degli equilibri inaspettati, uno su tutti l’armonia delle nostre voci.  Questa non era scontato anche perché né io né Antonio siamo degli interpreti, siamo cantautori, per cui un minimo di timore c’era. Poi invece è stato tutto molto naturale, provando ci siamo resi conto che il prodotto finale è molto originale, soprattutto per l’apporto di entrambi sullo stile che decidiamo di dare ad ogni singolo brano.

Nel tempo si è stabilito anche il sound dei Brugnano, uno dei complimenti più belli che abbiamo ricevuto è stato sentirsi dire “si sente che è un pezzo vostro”, e questo è sicuramente frutto del nostro equilibrio sia nella musica che nella vita. Probabilmente lo stesso brano interpretato singolarmente o da altri non sarebbe piaciuto allo stesso modo.

 

Gianluca il tuo primo amore è la batteria… la tua formazione è jazz… ti va di raccontarci un episodio significativo del tuo percorso artistico iniziato oramai quasi 20 anni fa?

Beh, ce ne sono davvero tanti, ma voglio raccontarti della mia prima volta in America.

Avevo 24 anni, ero in tour con Gianni Guarracino, all’epoca chitarrista anche di Pino Daniele e di De Crescenzo. Quella sera eravamo al Trumpets, un jazz club molto importante ed io stavo suonando, tranquillamente, come sempre, ignaro del fatto che in sala ci fossero molti musicisti, jazzisti, davvero noti e importanti. Finita l’esibizione, mi si avvicina una signora e si presenta come la moglie di Stanley Jordan, uno dei più grandi chitarristi al mondo! E mi porta i complimenti di suo marito, dicendomi che era stato tutta la sera a dirle quanto ero stato bravo. Ovviamente ne fui molto lusingato e mi avvicinai per ringraziarlo dei complimenti e per l’onore della sua presenza ad un nostro live, lui mi disse che di solito non amava i batteristi (suonando da solo con la chitarra anche le parti ritmiche) ma che io lo avevo fatto ricredere; capirete che questa è una della bellissime esperienze che fanno parte mia carriera e che mi porto nel cuore con tutta l’emozione di quel momento.

 

Antonio, tu invece già dall’adolescenza amavi scrivere poesie, romanzi e quindi era quasi inevitabile per te arrivare a scrivere canzoni.  Ma da autore a cantautore il passo non è sempre automatico. Com’è stato, per te, passare sotto ai riflettori?

È completamente diverso, sia dalla forma della scrittura – la canzone, infatti,  è molto più sintetica per forza di cose – rispetto ad un romanzo, ad esempio, dove hai un tempo ed uno sviluppo completamente diverse, ma anche rispetto alla poesie. In più la canzone deve essere messa in melodia quindi l’inizio stato un po’ traumatico, devo ammetterlo, e credevo di poter solo scrivere dei testi non necessariamente musicabili. Non ero convinto di essere un vero autore ma poi con l’Universal riuscii ad arrivare a Genova per Voi  (Primo talent nazionale per autori di canzoni. Ed è l’unico premio non televisivo dedicato alle canzoni) e lì mi fecero capire proprio il mestiere di autore, cosa vuol dire lavorare con le parole nella musica e da lì piano piano sentivo che le cose che scrivevo potevano essere interpretate solo nella maniera e nel modo che avevo concepito io e quindi con Gianluca, che fa parte comunque del mio mondo. Superando poi il mio limite del cantare, partito con le Aiuole, poi è stato un crescendo.

Devo dire che la musica ha anche un aspetto consolatorio importante, rispetto allo scrivere romanzi o altro, mettere in musica i tuoi pensieri, le tue emozioni, ti dà una bella soddisfazione e poi ho scoperto il mondo dei suoni e negli anni mi sono specializzato nella produzione e nell’arrangiamento… da qualche tempo stiamo producendo anche dei lavori per altri, è tutto concatenato.

Il vostro ultimo singolo “Sigarette alla mente” feat Lykan non è l’unica collaborazione dei Brugnano, dunque credete molto nelle contaminazioni, a quali vi siete ispirati?

A: Oggi i featuring sono quasi sempre legati a logiche commerciali e di etichetta, vengono fatte per motivi strategici e non solo o necessariamente per affinità artistiche. Anche noi avremmo potuto sfruttare delle amicizie anche importanti che avevamo, per spingere di più i nostri testi, ma non abbiamo voluto. Il primo feat è stato con lo speaker Cenzou, amico storico di Gianluca nonché storico rapper ed artista napoletano, nato quasi per caso. È stato lui a complimentarsi con noi per il brano “Vaffanculo anche a te” e da lì, in modo molto naturale, gli abbiamo inviato la demo di “il mio meglio” ed è nata la collaborazione.

Così anche con Lykan,  l’etichetta che abbiamo, la Luppolo Dischi – e a questo proposito salutiamo Eros e Daniele – c’hanno mandato dei link di Lykan, c’è piaciuto molto come personaggio, ci siamo visti e nel giro di qualche giorno avevamo già pronta la seconda strofa del brano.

“Le notti insieme” la potremmo definire una “pop ballad” con un sound accattivante, come è nato questo brano?

G: Quella sera eravamo allo studio di Valerio Nazu, producer di moltissimi artisti importanti come Rocco Hunt e Neffa, lì decidemmo di impostare il brano con un giro di chitarra, Antonio con il piano, Valerio alla drum e iniziammo a cantarla. Era un brano su cui noi sinceramente non avevamo puntato tantissimo, in quel momento stavamo scrivendo tanto, quindi lo pubblicammo sui canali social anche perché c’era la partecipazione di Valerio, e poi invece, come sempre, accade, è esploso. La casa discografica ci chiamò per dirci che eravamo in editoriale, su Scuola Indie playlist di

Spotify. Il successo ci ha stupito molto e ci ha fatto molto piacere.

A: La logica della playlist è una cosa che stiamo capendo ora e ci siamo resi conto che è fondamentale per la musica, attualmente. Con questo brano siamo entrati in Scuola Indie in maniera molto sorprendente e ci siamo restati. Abbiamo visto come gli streaming sono aumentati e persone che prima non potevano conoscerci, non accedevano al brano, sono riusciti a sentirlo ed a ricondividerlo entrando in 255 playlist. Un grande risultato nell’insieme, tutto senza spinte esterne nè sponsorizzazioni.
Il vostro primo live lo scorso settembre, sembra quasi un ricordo lontano. Quanto vi manca il contatto con il pubblico?

G: Il contatto con il pubblico manca tantissimo. C’è un senso di spaesamento per chi come me ha sempre suonato dal vivo, c’è quasi una crisi di identità. Un anno intero senza musica è davvero complicato. Tra le altre cose, se vogliamo parlare dei Brugnano, possiamo dire che abbiamo bisogno ancora di più, in questa fase, di farci sentire, perché ci sono tanti contest  e festival indie, tantissime partecipazioni che potremmo fare, ma, purtroppo, non possiamo…

E questo ovviamente ci penalizza e ci fa star male.

A: Il live di settembre è stato super emozionante e ci ha fatto capire che moltissime persone ci conoscono, ci supportano e ci cantano – più di quelle che immaginavamo -.

Questa è la prima cosa che conta per dare energia al progetto Brugnano e al nostro entusiasmo, chiaramente, per continuare. Altra cosa fondamentale che puoi capire solo suonando dal vivo, è allinearsi con la band, con i musicisti e capire cosa funziona di più e cosa meno.

Oltre alle cose che ha già citato Gianluca quali festival, radio, eventi, anche le stesse interviste fatte da remoto, sono state importanti sicuramente, ma sono solo un palliativo in attesa di poter fare tutto di nuovo dal vivo.

Non possiamo non fare riferimento al periodo che stiamo vivendo, un’emergenza sanitaria che ha penalizzato il mondo della cultura, l’ispirazione, però, per fortuna non si può vietare, cosa state preparando?

A: Noi abbiamo sempre scritto, non ci siamo mai fermati ed in questo anno così particolare si è scritto ancora di più, tranne breve parentesi, e saremo pronti per un album dove racchiudere questo momento per poi archiviarlo ed andare avanti e cercare altre sonorità. Però non vogliamo farlo alla cieca, vogliamo pubblicare l’album quando ci sarà poi la possibilità di portare il nostro progetto in giro, perché il senso di tutto è quello di suonare per le persone, per il pubblico, dal vivo.

Non si può ragionare solo con le logiche delle visualizzazioni, ricondivisioni, o le playlist cose che stiamo scoprendo solo da poco tra l’altro, per noi la musica si fa in giro, per legare umanamente con le persone.

G: A maggio uscirà un nuovo singolo su cui stiamo puntando molto, c’è ancora riserbo sul titolo, ma possiamo dirvi che per noi chiude un cerchio, come diceva Antonio, sarà a chiusura dell’album che vedrà la luce, si spera, quanto prima.

 

 

Paola Improda

 

 

 

Tutte le info su come assistere alle audizioni di Musicultura sono disponibili sulla pagina fb.

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