Napoli, il Teatro Bellini chiude la sua “Zona Rossa”

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Il progetto Zona Rossa è arrivato al suo settantaseiesimo giorno. Abbiamo trascorso settantasei giorni di reclusione all’interno del teatro Bellini, senza mai uscire. Durante questo tempo abbiamo fatto teatro, ci siamo interrogati sul senso di questo lavoro, sulla sua necessità, sulle ragioni della crisi dello spettacolo dal vivo, esasperata dalla pandemia, e abbiamo mostrato in streaming non uno spettacolo compiuto, ma le fasi creative che portano alla sua realizzazione. Tutto questo in attesa dell’annuncio della riapertura dei teatri, per debuttare davanti a un pubblico. Oggi 5 marzo è passato un anno da quando Il teatro Bellini ha chiuso. Abbiamo scelto questa data per sciogliere il progetto Zona Rossa perché riteniamo che la data annunciata del 27 marzo non sia una risposta alle criticità e alla complessità del nostro settore.

 

Alfredo Angelici

Federica Carruba Toscano

Pier Lorenzo Pisano

Matilde Vigna

 

76 giorni di “reclusione”

76 giorni, 356 giorni dopo la nostra prima, e in realtà  unica, infinita chiusura

76 giorni passati a creare

76 giorni passati ad interrogarsi sul senso del teatro oggi

76 giorni per dare alla luce due spettacoli che chissà quando andranno in scena

76 giorni in cui la luce del sole non l’hanno vista nemmeno, i reclusi del nostro “grande fratello teatrale”…

76 giorni dopo l’inizio di questo “folle” progetto ci ritroviamo a salutare gli ultimi 4 artisti rimasti in Zona Rossa, con la certezza di aver provato a metterci in discussione.

 

Non riconosco la visione del teatro che avevo prima.

Oggi, alla fine di questi 76 giorni in cui di teatro abbiamo parlato, discusso, immaginato e litigato, resto con un senso di disillusione. Anche se fin dal principio avevamo preventivato un possibile fallimento, e benché ne usciamo dopo aver realizzato ben due spettacoli fatti e finiti, non riconosco la visione del teatro che avevo prima.

Daniele Russo

 

Forse è troppo presto, o forse è sempre troppo tardi e l’avanguardia tarda ad arrivare. Questo è il tempo in cui viviamo. Questo è il tempo in cui ci è concesso di vivere e il nostro progetto, Zona Rossa, che accorda il suo respiro a quello del tempo corrente, si chiude, forse troppo presto, forse troppo tardi.

Ma in questo susseguirsi di tempo, che mischia le ore con i giorni, mentre i minuti di incertezza si trasformano nella pienezza di un anno appena passato, noi tentiamo di zavorrarci a terra, come scogli in mezzo al mare, per raccontare non ciò che non è stato, ma ciò che, nonostante tutto, è potuto esserci. Ci sono stati artisti che hanno ritrovato la forza di definirsi tali. Ci sono stati operai che ci hanno abbracciato in un unico senso del lavoro. Ci sono stati cittadini che hanno unito le proprie speranze alle nostre. Ci sono state vittorie, ma ci sono stati fallimenti. E tutto ciò è stato in comune, come i settantasei giorni di reclusione in teatro, come le festività passate isolati, come l’incertezza di ritrovare il proprio lavoro e la paura di perdere i propri cari.

Da lontano le sirene illusorie e propagandistiche di una normalità a portata di mano. Attorno a noi, la tempesta di un mondo che crolla e risorge, giorno dopo giorno. I nostri artisti in fondo sono solo uomini e tutti gli uomini non sono nient’altro che artisti. La tela è ancora bianca e il tratto è breve. Abbiamo provato a far capire che solamente con pennellate comuni potremo disegnare il nostro domani.

E in tutto questo, proprio in tutto questo, il nostro atto è pronto, il fonico è dietro alla consolle, il direttore di palco canta il chi è di scena, qualche rito scaramantico degli attori aleggia nei camerini, ma il sipario è ancora chiuso. Lo spettacolo è pronto, l’uomo si desta, il sipario è ancora chiuso, il politico sbraita, il sipario è ancora chiuso. Un altro giorno è passato, ma il sipario è ancora chiuso.

Forse è troppo presto o forse è già tardi.

Davide Sacco

 

Sono stati 76 i giorni di “reclusione”, in cui gli artisti di Zona Rossa hanno realizzato due nuove creazioni:

 

SETTANTASEI

Il crollo dell’impero romano d’occidente

drammaturgia e regia Licia Lanera, Pier Lorenzo Pisano

con

Alfredo Angelici, Federica Carruba Toscano, Matilde Vigna

scene Lucia Imperato

costumi Chiara Aversano

luci Salvatore Palladino

assistente alla regia Salvatore Scotto D’Apollonia

produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini

 

SENET

drammaturgia e regia Pier Lorenzo Pisano

con

Alfredo Angelici, Federica Carruba Toscano, Matilde Vigna

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