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Diciassette corti ideati e realizzati durante il lockdown. Diciassette interpretazioni di un tema costante: la quarantena e i mesi vissuti in isolamento per arginare la pandemia da Sars-CoV-2. Diciotto registi, tra cui Paolo Sorrentino e Kristen Stewart, hanno accetato questa sfida durante un momento storico di quasi forzata introspezione. Stiamo parlando di “Homemade” una collezione di cortometraggi disponibile su Netflix che potrebbe esservi sfuggita.
Raccontare l’isolamento attraverso una telecamera, con mezzi ridotti e il compito per niente scontato di rappresentare il lockdown. Il risultato è una serie antologica composta da 17 corti proposti da registi internazionali, nata dalla collaborazione di Lorenzo Mieli per The Apartment e dei fratelli Larraìn per Fabula. Tra i registi che hanno preso parte al proggetto Paolo Sorrentino, Pablo Larraín, David Mackenzie, Maggie Gyllenhaal, Ana Lily Amirpour e Kristen Stewart, quest’ultima alla sua prima prova da regista.
Un progetto realmente “fatto in casa” come suggerisce il titolo, con ottime premesse e tanto hype. La sfida dei creativi, infatti, è stata realizzare i singoli corti a partire dalle attrezzature che i registi avevano già in casa propria, senza l’ausilio di una troupe o di grandi macchinari di scena. Un esperimento finalizzato alla riproduzione realistica di ciò che è stato il periodo del lockdown, un momento di riscoperta delle risorse a nostra disposizione, di ritorno alla manualità e all’artigianalità e, perché no, anche di rinascita creativa.
Un’occasione per giocare con la telecamera e rappresentare una lettura personale dell’esperienza in quarantena. Le riflessioni sull’ isolamento vengono così declinate attravero i generi più disparati, dalla commedia romantica (Rungano Nyoni) alla fantascienza (Maggie Gyllenhaal), fino alla rappresentazione di “quarantene illustri” come accade nel corto di Sorrentino, i cui protagonisti sono statuine raffiguranti Papa Francesco e la Regina Elisabetta. Il thriller è invece la scelta di Campos, con una storia straniante e a tratti disturbante.
Homemade si classifica come uno degli esperimenti creativi più interessanti dell’ultimo anno, non solo per la varietà delle rappresentazioni proposte di un unico tema, ma anhe per la difficoltà di mettere sullo schermo sentimenti recentemente e universalmente vissuti. Un grande merito di prodotti come questo, è sicuramente quello di esaltare il ruolo del creativo nella produzione di un contenuto “fatto a mano”, al di là delle produzioni milionarie e degli effetti speciali.
Netflix ha dichiarato che una donazione, in onore di ogni filmmaker che ha preso parte alla serie, sarà devoluta ad associazioni e organizzazioni no-profit che stanno supportando economicamente e psicologicamente le maestranze dell’industria cinematografica e televisiva, duramente colpite dalla pandemia.
Alla fine ciò che Homemade ci fornirà, oltre che un’ottima evasione artistica dalle notizie dei telegiornali, sarà una sorta di “capsula del tempo” da rispolverare tra qualche anno, forse per riflettere ancora su ciò che abbiamo vissuto, sui sentimenti che abbiamo condiviso in un periodo così peculiare e disorientante. Ancora una volta un prodotto artigianale mostra quanto la creatività sia la nostra unica via d’uscita dalla stasi dell’alienazione.
Silvia Barbato