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Una performance site specific che si muove nello spazio liminare tra azione e finzione. “Consegne” ha debuttato a Napoli lo scorso 15 Dicembre con l’adattamento di Eduardo Di Pietro. Uno spettacolo itinerante ideato dalla Compagnia Kepler-452 e riproposto dal Collettivo LunAzione con Cecilia Lupoli nelle vesti di un rider che attraversa la notte napoletana.
Un rider si muove nella notte, attraversa il Coprifuoco con il fine di una consegna. Il suo rapporto col cliente finirà una volta adempito il suo dovere di corriere. Eppure, cosa potrebbe succedere in quella parentesi di fugace contatto?
Consegne è la traccia di un teatro che oggi più che mai mostra la sua attitudine a rinnovarsi sfruttando le nuove risorse comunicative. Sì, perché a Consegne si può assistere tramite videochiamata Zoom, ottenendo il privilegio di un rapporto diretto con l’attore e di una performance personalizzata e irripetibile. Il confine tra realtà e recitazione si assottiglia fino a diventare impercettibile attraverso un dialogo del quale lo spettatore è partecipe. Cecilia Lupoli conduce una conversazione che ci porta a svelarci con domande e interazioni man mano che il percorso si snoda sotto le ruote del liberty che si muove nella nostra direzione. Un’esperienza che ribalta tutte le prospettive: il tragitto del rider da viaggio solitario diventa un percorso condiviso, non è il pubblico a entrare nel teatro ma il teatro ad arrivare a casa nostra. Una performance a domicilio.
In un momento storico in cui le interazioni sociali sono state ridotte all’osso, Consegne propone un rimedio all’alienazione, un contatto reale fatto di riflessioni e scambi di idee. L’interrogativo posto attraverso il dialogo ci spienge all’analisi dei nostri desideri. Cos’è realmente essenziale per noi? Cosa vorremmo ricevere da una consegna?
La pizza, un panino, un amico, qualcuno che ci ascolti. La risposta alla medesima domanda non sarà mai la stessa. L’efficacia di Consegne cònsta proprio nel far leva sui nostri desideri e sulle mancanze, spostando la riflessione personale sul piano collettivo. Ciò che sembra trasparire è il messaggio rassicurante “ciò che provi tu in questo momento lo sto provando anche io”. Attraverso la metafora della consegna, Cecilia Lupoli coinvolge lo spettatore invitandolo a seguirla in un percorso in live streaming attraverso la città vuota del Coprifuoco. La tappa finale sarà un incontro inaspettato, un colloquio tra attrice-rider e spettatore-destinatario il cui esito non è prevedibile.
Consegne è una metafora dalle molteplici sfumature. Ci mette in relazione con noi stessi e poi in relazione con l’altro. Pone l’attenzione sulle nostre emozioni e poi allarga la lente permettendoci di vedere i sentimenti degli altri, aprendo così uno spazio empatico.
Partendo da un’ idea della Compagnia bolognese Kepler-452, il format di Consegne è stato adattato per Napoli da Eduardo Di Pietro e realizzato con il puntuale coordinamento tecnico di Tommaso Vitiello, l’organizzazione di Martina Di Leva e l’ufficio stampa a coordinato da Gabriella Galbiati.
Eduardo Di Pietro ha risposto ad alcune domande sulla performance itinerante.
Qual è il feedback riscontrato finora su Consegne?
Stiamo ricevendo un riscontro positivo dal pubblico. Lo spettacolo ha debuttato appena un mese fa a Bologna a opera della Compagnia Kepler-452 e con la produzione Napoletana all’inizio è stato un salto nel vuoto, un’incognita. Il riscontro del pubblico ci da molta fiducia in merito al lavoro svolto perché traspare molta emozione. Durante lo spettacolo si svelano la sensibilità e la necessità di dialogo del pubblico, perché si tratta di una performance fortemente basata su una relazione intima tra l’attrice-corriere e gli spettatori che condividono l’esperienza. Sono scorci privati che le persone condividono con noi in cui si lasciano andare all’emozione e al dialogo con estremo trasporto. Ciò non è scontato, ma molto significativo, trattandosi di uno spettacolo seguito tramite videochiamata su Zoom. Questa è la sfida di Consegne. Per noi è entusiasmante perché ci consente di instaurare una relazione con lo spettatore e di compiere un atto performativo ritagliandoci uno spazio in un momento in cui altrimenti ci sarebbe negato fare teatro.
Si può parlare, quindi, di un’azione “terapeutica” dello spettacolo sullo spettatore?
E’ un’azione terapeutica già per noi tecnici e attori. Attraverso l’atto performativo, che si basa su un piano di realtà in cui Cecilia Lupoli si muove realmente nella notte nel contesto urbano e raggiunge effettivamente il recapito dello spettatore, di fatti avviene un gesto teatrale e il teatro è sempre terapeutico. Quindi penso che esistano dei riflessi di soccorso nei confronti delle nostre solitudini. Fuor di dubbio è uno spettacolo che lenisce la solitudine aiutandoci a metabolizzare e a comprendere meglio ciò che sta accadendo. In questa misura può essere terapeutico.
Consegne si inserisce dunque nel filone di spettacoli che mirano a portare il teatro fuori dal teatro?
Il teatro ha bisogno delle sale teatrali per abitarle ma poi non ne ha bisogno per esistere. Nel momento in cui c’è qualcuno che si esprime con un interlocutore, c’è già il teatro. Si può parlare di gesto artistico corrosivo della realtà. L’attrice dichiara di essere un’attrice e giustifica così il suo aggirarsi nella notte come rider. I piani di realtà vengono sovrapposti e moltiplicati. Eppure contemporaneamente la nostra realtà viene contaminata da un gesto artistico. La meraviglia del teatro è proprio l’avere il limite tra realtà e immaginazione e trasformarlo in una risorsa. Ci siamo avvicinati all’operazione di Kepler proprio perché permette di aggirare i vincoli della realtà, quindi è una finzione dichiarata “corsara” perché in tutta sicurezza e nel rispetto delle precauzioni, supera i limiti dell’emergenza sanitaria. Non c’è mai nessun contatto fisico, il distanziamento viene sempre rispettato.
Cos’ha comportato adattare lo spettacolo al contesto cittadino di Napoli?
In termini logistici la bicicletta di Kepler si è trasformata in un liberty dovendo coprire un’area molto più ampia del centro comunale di Bologna e dal punto di vista ‘sociale’ abbiamo a che fare con spettatori che tendono al trasporto totale nel dialogo. E’ un tipo di operazione che sta bene ovunque perché assume l’aspetto del luogo in cui viene calata.
È possibile regalare Consegne?
Stiamo proponendo Consegne anche come regalo e si può anche introdurre una dedica all’interno dello spettacolo. Così si ha un attore che si dedica esclusivamente a te, è in comunicazione verso di te e si muove nella tua direzione per una consegna destinata a te. Bisogna sostenere l’arte perché è ciò che ci consente di restare umani e comprenderci meglio. Quando siamo soli, quando stiamo male, ci aiuta una storia, una canone, un’esperienza, è l’unica possibilità che abbiamo per salvare il nostro equilibrio interiore.
È possibile prenotare il biglietto al costo 15 €
Per ulteriori informazioni contattare il Collettivo LunAzione al numero 334 964 8516 oppure 339 317 2799
Silvia Barbato