Napoli: il videorap “D’a quarantena”, dai giovani della periferia est arriva il canto di libertà

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“Ma la gente non capisce, questo tempo ferisce/La mia amica è depressa anche se è sempre connessa/ vorrei portarla fuori a respirare aria fresca/E andare al mare, suonare, ballare”. Claudia, Mattia, Raffella, Annalisa, Sara, Nunzia, Noemi, Carmela, studenti dell’IC Porchiano Bordiga della periferia est di Napoli, insieme agli educatori ed esperti di arteducazione di Maestri di Strada intonano il loro canto di libertà post lockdown, un rap, in italiano e napoletano, che diventa l’inno del dopo quarantena dei giovani, tutti. Sofferenze, privazioni, disagi, stanchezze, desideri, disorientamento in un periodo impensato e impensabile: Ho fatto una rima per dimenticare questa mascherina/Quest’inverno mi ha congelato vorrei magiare un bel gelato/ Ma la scuola non capisce che così si impazzisce I ragazzi cercano risposte, provano persino ad affidarsi alla fortuna “DInt’ a sti juorn serv sul nu siric’”(in questi giorni serve solo un 16, nella smorfia napoletana indica la fortuna), ai sogni “nu pacc e sogn pe affruntà sti juorn” (un pacco di sogni per affrontare questi giorni); chiedono aiuto agli adulti “nu poc e sustegn e ppò gghì sul meglio/pe turnà miez’ a via cu nu poc d’allegria” (con un poco di sostegno può andare solo meglio/per tornare in strada con un po’ di allegria); hanno paura per sé e per i più fragili “Mia sorella è una bambina/ ed ho paura per questa pandemia”. Il rapporto con la scuola diventa complesso, pesante, alienante “Che incubo le pagine di scienze/vorrei solo nuove conoscenze/e tutta questa storia/mi farà perdere la memoria”; mangiano tanto troppo, il cibo è consolatorio e riempie un tempo sospeso, vuoto, in attesa che succeda qualcosa che rompa il terribile incantesimo “Invece mangio come un fiume in piena/sicuro divento come una balena!”C’è da impazzire, eppure c’è un modo di aprire la strada al pensiero tra voglia di evadere e regole ferree: è la struttura stessa del rap, tra pensieri frammentari e rime obbligate, frasi ritmate che costringono ragazzi lontani tra loro a intrecciare parole e pensieri.

“Quello che stiamo facendo dal 4 marzo, giorno del nostro ultimo coordinamento in presenza, è un esempio importante di cooperazione educativa, di didattica contestualizzata, di pedagogia errante”, commenta Cesare Moreno, presidente dell’Associazione Maestri di Strada “Il Rap della quarantena, come tutte le iniziative di questi tre mesi porta con sé un grande contenuto metaforico: spiattella, nomina tutte le contraddizioni e insieme le rielabora nella struttura obbligata del ritmo e della rima. Versi sublimi che senza commenti ci dicono come piccole persone isolate nella loro casa, adulti saggi e competenti, con delle apparecchiature precarie hanno ristabilito una relazione creativa tra due mondi, quello degli adulti e quello dei giovani, che in quel mentre si stavano spaccando sull’intero pianeta terra per responsabilità di governanti imbelli.”

Fin dai primi giorni dell’isolamento, la pagina facebook I Coronauti – Maestri di Strada ha lanciato delle sfide a tutta la comunità, sfide che molti ragazzi hanno raccolto e rilanciato, come nel caso di Claudia, la quale ne ha proposto una personalizzata ai suoi compagni, nella chat collettiva scrive: “vorrei fare una video clip, una canzone per combattere il coronavirus”. Claudia realizza un piccolo video e la sua educatrice, il gruppo accetta la sfida e il laboratorio di ArtEducazione si costruisce strada facendo sulla base delle idee dei ragazzi e dei loro desideri, soprattutto dei talenti individuali e nel rispetto dei timori e delle difficoltà che hanno vissuto durante la quarantena: mostrarsi in video e mostrare il proprio ambiente casalingo.I Maestri di Strada, Irvin Vairetti, responsabile del Laboratorio di Musica; Cira Maddaloni, coordinatrice del Laboratorio di Arti Visive; Gabriele Gigante, educatore e responsabile del laboratorio di videomakig e Silvia Mastrorillo, coordinatrice pedagogica del progetto parlano di un processo creativo collettivo che ha nutrito i legami in un momento di grande paura e isolamento fisico, grazie all’energia curativa dell’arte e dell’immaginazione. Una cornice narrativa libera che ha accolto anche chi presenta un grave danno nella motivazione alla frequenza scolastica. Un’occasione per i giovani allievi di restituire alla scuola la significanza di un percorso di apprendimento informale, che la scuola con la sua dirigente, Colomba Punzo, attraverso il racconto dei giovani allievi, ha saputo riconoscere come un’esperienza autentica di crescita e formazione.

In vista della fine dell’anno scolastico Maestri di Strada sta attivando i SELFIES – Supporto Educativo Libero per Finirla Scuola – un autoscatto dello stato della menteun libretto per raccogliere un bilancio delle competenze comunque maturate, affinché ognuno dei circa 150 allievi coinvolti in questi mesi faccia un bilancio della propria esperienza e impari a conservare le cose buone che ha incontrato sul proprio cammino. Un portfolio, un dispositivo pedagogico, al contempo un prodotto e un processo di documentazione che raccoglie, restituisce e sistematizza, attraverso la narrazione di sé, le esperienze informali vissute.

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