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Disponibile dal 17 marzo su tutte le piattaforme digitali, “Su i Generi(s)” è un brano prodotto con la direzione artistica del rapper salentino Christian Mad Dopa, nato da un’idea del compositore Francesco Libetta.
Dopo due anni di lavoro, il risultato finale è un quadro variopinto. Il titolo, non a caso, fa riferimento proprio alla sua spiccata originalità Su i Generis, data la partecipazione al brano di “Tutti questi cantanti che hanno sempre così tante cose da dire” (per riprendere un verso di Inoki Ness). Al suo interno troviamo difatti la presenza di Caparezza, MadMan, Murubutu, Mad Dopa, Ermanno dei Negramaro, Inoki Ness, Carolina Bubbico, La Municipàl, Cesko degli Après la Classe, Manu Funk dei Bundamove, Raissa, Sergio Sylvestre, Nandu Popu dei Sud Sound System.
Come tanti colori di un’unica tavolozza, il “pittore” Mad Dopa è riuscito a mettere insieme le voci degli artisti all’interno di un’unica tela musicale. La loro capacità comunicativa non si ferma alla musica ma diventa valore aggiunto alla missione benefica del brano. Difatti, i ricavati di vendita di “Su i Generi(s)” verranno devoluti all’attività di ricerca di Heal Onlus per combattere il Glioma pontino intrinseco diffuso.
Christian Mad Dopa ha alle sue spalle una lunga carriera nella scena hip-hop italiana. Era il ‘99 quando fondò la sua prima krew “24 pretesti”. Di lì, la lista di premi, riconoscimenti e collaborazioni, si è allungata sempre più. Oggi è produttore affermato, mentre i suoi testi sono chiari, forti, diretti, rispecchiando perfettamente la sua persona. Secondo Steve Jobs, “Quando riesci ad arrivare al cuore di qualcuno non c’è più limite”, e i limiti da Mad Dopa vengono distrutti grazie ad una profonda empatia nei confronti dei sentimenti umani.
Colpisce di Mad Dopa la sua ironia e spontaneità, la stessa che è venuta fuori da una chiacchiera a telefono nella quale ci siamo ritrovati a parlare di musica e condivisione. Sottile è la linea che separa il suo essere, da ciò che vuole far trasparire attraverso la sua penna.
È la sua arma vincente: non ha filtri.
Il 17 marzo è uscito su tutte le piattaforme digitali il tuo nuovo lavoro “Su i Generi(s)”. Il brano nasce dall’incontro con Francesco Libetta. Cosa vi ha portato ad esso?
Abbiamo realizzato un corso al Conservatorio Tito Schipa di Lecce in collaborazione con Davide Vitali e con il fonico Davide Toriano, al quale ha partecipato anche Nandu (Sud Sound System ndr.). Fondamentale, il Maestro Francesco Libetta: artista internazionale, di un genio come pochi. Ho davvero un’alta stima nei suoi confronti e sono sempre onorato di lavorare con lui.
Durante i quattro mesi in Conservatorio, abbiamo lavorato con quattro ragazzi, Athom, Sofia Cocciolo, Stephanocciolo e Skito, con i quali uscirà anche un’altra versione del brano nei prossimi mesi.
Sappiamo che tutti i ricavati di vendita andranno a DIPG Italia. Cosa vi ha spinto a sostenere la ricerca?
La canzone nasce da una idea differente. Per tutto il tempo l’idea era quella di cantare insieme per la musica, in libertà. Poi il mese scorso ho conosciuto la storia di Matteo Gentile, un bimbo affetto da Glioma pontino intrinseco diffuso. A seguito di una telefonata con suo padre ho deciso di devolvere tutti i ricavati alla ricerca. Non lo so, mi piace pensare che è un modo per dargli conforto attraverso un piccolo gesto.
Parlando del brano, “Su i Generi(s)” vede la presenza di tanti artisti diversi. Come sono entrati a far parte del progetto e soprattutto come hai fatto a riunirli in un solo unico progetto?
Alcuni di loro li ho voluti io espressamente, altri conoscendo il progetto, si sono voluti unire. Ma fondamentalmente sono tutti amici. Ognuno di loro è impegnato con la propria carriera artistica, sono tutti artisti affermati. Riuscire a rispettare i tempi di ciascuno di loro e le questioni burocratiche è stato difficile. Ancor di più lo è stato metterli tutti insieme lasciando libertà artistica ad ognuno di loro. Sono artisti che appartengono a mondi musicali diversi. Ma sono davvero contento di avere firme del genere in unico brano, è davvero un grande progetto. Per me la musica è condivisione e l’intento era proprio quello di far cooperare tutti.
Il fine della canzone è proprio quello di lasciare che tutti si esprimano a proprio modo.
Musica come libertà e condivisione sono i concetti ribaditi anche da Nandu Papu (Sud Sound System ndr.) e Carolina Bubbico, i quali si aggiungono alla nostra chiacchierata. Entrambi presenti all’interno di “Su i Generi(s)”, condividono la loro sul brano e sul suo ideatore, confermandomi l’affetto e la stima che li lega da tempo.
Mad Dopa: Nandu e i Sud Sound System dall’inizio sono stati miei mentori artistici, come di una gran fetta di noi. La partecipazione al corso da parte di Nandu, ha reso spontanea la sua partecipazione al brano. Mentre Carolina l’ho fortemente voluta. Viene da una formazione musicale diversa dalla nostra. Per citare una tra le tante cose, era giovanissima quando a Sanremo nel 2015 ha diretto il Volo nell’anno della loro vittoria. Ma soprattutto ha una voce bellissima ed è stata una vera rivelazione all’interno del brano.
Prima parlavo con Christian delle difficoltà riscontrate durante il lavoro, dati i vostri diversi stili. Colgo l’occasione quindi per chiedere a voi: Mad Dopa è riuscito nel suo intento e a metter ordine?
Nandu : L’unico elemento di confusione era proprio Christian. Noi sapevamo benissimo cosa fare (ride ndr.)
Carolina: Io personalmente provengo da un ambiente diverso da quello del Rap. Inizialmente è stato strano approcciarsi al mondo del Rap, però mi son divertita. Ho iniziato a pormi varie domande: musica? Condivisione. Condivisione? Coro. Mi è sempre piaciuta l’idea del coro, mi rappresenta, ed ecco il pezzo. Sono contenta del risultato del progetto e del suo fine sociale. La musica già di sua natura è condivisione. È già nella sua natura stessa essere quindi anche per il sociale.
Nandu: Oggi nella musica si parla troppo di cose futili, di mettere in mostra valori sbagliati. Il fine musicale è ben altro ossia condividere emozioni, condividere quello che siamo e rappresentare dei valori e dei sentimenti reali all’interno di un mondo molto finto. Il brano mette proprio in luce la libertà di espressione di ognuno.
Roberta Fusco