Views: 18
Dal 23 al 26 gennaio, è andato in scena lo spettacolo di e con Fabiana Fazio al Teatro Elicantropo di Napoli.
Dopo aver frequentato dal 2007/2010 il Laboratorio Permanente del Teatro Elicantropo, a cura di Carlo Cerciello, la Fazio torna su un palco che le ha portato fortuna. Nel suo percorso ha calcato i palchi accanto a nomi importanti ma anche con produzioni proprie, come Nevrotika volume 1-2-3, del 2016. Esperienze come doppiatrice ma anche al cinema e in tv, con i Bastardi di Pizzofalcone.
Lo spettacolo s’intitola MisStake (gioco di parole tra miss, perdere, e take, prendere), lavoro dove la Fazio mette in scena “le infinite (im)possibilità dell’amore”, partendo dalla celebre scena del balcone della tragedia Shakespeariana, “Romeo e Giulietta”. Riprendendo la versione inglese della citazione, da subito la Fazio conferisce un’impronta bilingue al monologo.
Attingendo al repertorio delle canzoni d’amore, s’immaginano diverse alternative alla storia originale, attraverso tre capitoli (più un capitolo a parte), vengono rappresentati i vari tipi di “amore come la A di Aaah..e Móre come..More..in english!”.
Si delinea dapprima la storia di un amore impossibile ma tanto voluto, legato all’amore adolescenziale, nato nel fervore e il desiderio. Con il passare del tempo, l’innamoramento però cede il passo all’abitudine, all’irritabilità. Si scoprono i difetti e quello che sembrava l’amore di una vita, è in realtà uno sconosciuto. Di qui le lotte con sé stesso e con il partner, infine il dilemma: accettare l’insoddisfazione o reagire e quindi scegliere se stessi?
Si passa poi per l’amore illusorio che non corrisponde a quello sognato tanto tra le mura della propria cameretta. Diverso dalle aspettative, viene rifiutato per preservare il proprio narcisismo. L’ego pur di non piegarsi ai compromessi che l’amore comporta, ci si ostina a non accettare il sentimento altrui. Come una Holly di “Colazione da Tiffany”, troppa immatura per potersi legare a un uomo.
Prima del capitolo finale, un capitolo a parte. Sulle note di Raffaella Carrà, si fa accenno ad un amore violento, di quelli che distruggono al punto di non riconoscere più se stessa. Un tema delicato, e purtroppo estremamente attuale, affrontato attraverso la gestualità della danza che mima la sofferenza e le parole non dette, tipiche della violenza di genere.
Si conclude con l’ultimo capitolo su un amore finito. Restare da soli comporta il pensare fino allo sfinimento a tutte le possibilità e le cause della solitudine. La consapevolezza che si raggiunge e il forte sentimento di dolore che si prova nel vivere senza amore, equivale a come morire.
In una struttura ciclica, si conclude il monologo con la medesima citazione del balcone in lingua inglese, come a voler dire: non importa quali siano le possibilità, il sentimento è il medesimo. Ironia provocatoria e attenzione ai dettagli, la Giulietta presentata è contemporanea. Con l’ausilio dei pochi oggetti in scena, Fabiana Fazio utilizza il suo monologo per offrire un ventaglio dell’amore, variopinto dalle tante canzoni cantante e citate in rima, per dare un senso diverso alle parole recitate.
Roberta Fusco