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“Ragazzo negro” è l’autobiografia simbolica di Richard Wright, scrittore afro americano nativo del Mississippi.
In una sorta di romanzo di formazione, definito dallo stesso autore ” un resoconto di adolescenza e infanzia “, Wright narra della sua vita dai 4 ai 19 anni circa.
Nel libro Richard racconta in prima persona le sue esperienze nel Sud degli Stati Uniti, dove l’odio razziale divide i bianchi dai neri; da bambino sapeva semplicemente che vi era gente chiamata bianca, ma poi scopre la miseria e la violenza della segregazione razziale, e l’effetto devastante che il pregiudizio razziale può avere sulla formazione di un ragazzo di colore.
Nell’arco di un periodo storico che va dal 1912 al 1927 si racconta il difficile rapporto con il padre, la malattia della madre, la scuola, la fame, e la ricerca di piccoli e grandi lavori.
Filo conduttore della storia lo spostamento da un posto all’altro, da una città all’altra, fino al viaggio dell’utopia e della speranza che dal Sud lo porterà al Nord.
” Con occhi sempre attenti e con cicatrici visibili ed invisibili, mi diressi al Nord, pieno d’una oscura nozione che la vita poteva essere vissuta con dignità…”
“Ragazzo Nero”, piuttosto che Negro, come vuole l’uso delle traduzioni italiane, è un ritratto d’artista che l’attore-regista Pino L’Abbadessa propone autonomamente in una sua versione teatrale, attraverso un monologo che vede Richard ai giorni nostri ricordare e ricostruire fatti, immagini e persone della sua vita.
In scena un eroe solitario che ricerca nel racconto di se stesso, modi e strategie necessarie a reagire ai limiti e alle costrizioni imposte dalla società.
Assistiamo così alla lenta maturazione d’un giovane solo ed arrabbiato, avido di conoscere ed affamato di libri. E la salvezza verrà proprio dai libri, che, seppur proibiti ai negri, diventeranno la vera grande passione di Richard.
In un monologo tra l’interiore e l’azione reale, il teatro diventa ancora una volta testimonianza di vita ed occasione di trasformazione sociale.
” Non lasciavo il Sud per dimenticare il Sud, ma per poter un giorno o l’altro comprenderlo “
Biografia: Pino L’Abbadessa
Attore, regista e formatore teatrale.
Collabora con teatri, centri culturali e agenzie educative.
Si è formato con il Teatro Due di Parma, il Living Theatre di New York, Marco Baliani, Pepe Robledo, Cristina Pezzoli e Renata Molinari.
Dal 1975 ha partecipato a numerosi spettacoli in qualità di attore, e in particolare con la Fondazione Teatro Due di Parma, di cui si ricorda l’allestimento per la regia di Gigi Dall’Aglio dell’Istruttoria di Peter Weiss, ininterrottamente in replica dal 1984. Ha partecipato inoltre a spettacoli tratti da testi di Jarry, Shakespeare, Molière, Canetti, Weiss, Horowitz, Kafka, Calvino, Verga.
Dal 1998 recita ancora oggi nello spettacolo di teatro d’attore e narrazione ” Raccontando il Sentiero dei Nidi di Ragno ” da Calvino, di cui firma anche la regia.
Regista dal 1981, ha fondato e diretto la Cooperativa Teatro Sintetico di Cremona e il Gruppo dei Piccoli Sogni di Casalmaggiore, con cui ha realizzato varie performances su testi di Ghelderode, Neruda, Arrabal, Anne Frank. Nel 2012 ha messo in scena al Cantiere Simone Weil di Piacenza “The war plays” di E. Bond, e nel 2013, ha curato la regia di ” A porte chiuse “, studio su Jean Paul Sartre. Sempre nel 2013 ha messo in scena Crave di Sarah Kane, e della stessa autrice nel 2014 ha curato la regia di 4.48 Psychosis.
Dal 1983 coordina laboratori di formazione per adulti, ragazzi, e operatori di teatro sociale. Si ricorda tra questi il progetto ” Le strade del teatro ” realizzato a Cremona, Piacenza e Brescia (2000-2008), il laboratorio di avviamento al teatro ” In-Scena ” della Società Filodrammatica Piacentina (2007-2010), e lo stage ” Le voci di dentro ” organizzato a Modena, Mantova, Casalmaggiore, e Pavia (2004-2011).
Inoltre, dal 2015 e per tre stagioni, ha diretto per Cantiere Simone Weil in collaborazione con il Comune di Piacenza il progetto laboratoriale per le Scuole Superiori di Piacenza ” Teatri di Pace – Drammi di Guerra “.
Dal 2013 coordina ” LaReTe ” laboratorio di resistenza teatrale.