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A Napoli, nella Cappella Palatina situata all’interno del Maschio Angioino, è in corso la mostra “La scuola di Posillipo: la luce di Napoli che conquistò il mondo”. Inaugurata il 24 luglio, la mostra gratuita, curata dalla Dottoressa Isabella Valente (docente presso l’Università Federico II di Napoli), ad oggi, ha visto più di 14mila presenze. Una possibilità unica per i napoletani e i turisti per conoscere opere private, che rappresentano una grande rivoluzione per l’arte pittorica paesaggistica.
Tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, la pittura paesaggistica ebbe un importante sviluppo, imponendosi come genere autonomo e superando la precedente idea di mera pittura di svago e di decorazione. Nei primi decenni dell’Ottocento, pittori stranieri in stanza a Napoli e la forte scuola locale generarono una vera e propria rivoluzione: la rappresentazione del paesaggio lascia gli studi e si realizza in plein air, dal vero.
Con la Scuola di Posillipo si supera il genere vedutistico e subentra il sentimento della natura, merito del pittore olandese Anton Sminck van Pitloo, che si stabilì a Napoli nel 1816.
Un gruppo di artisti dediti alla pittura del paesaggio, si riunisce a Napoli attorno all’olandese Anton Sminck van Pitloo, e poi a Giacinto Gigante. Dai sopra citati, a Fergola e Duclère, passando per Mattej e gli altri fratelli Gigante, Achille ed Ercole, la mostra prevede un percorso realizzato con 74 opere provenienti da collezioni private, e offrono al pubblico l’occasione di osservare come gli artisti ottocenteschi guardavano gli splendidi scorci napoletani. Le tele mostrano una sensibilità nuova, con la rappresentazione consapevole e totale del vero. Nonostante il genere paesaggistico nell’Ottocento sia considerato come secondario, si deve comunque riconoscerne il merito di aver portato un maggiore sviluppo e libertà dai dettami accademici, rappresentando paesaggi di umori romantici, i quali subiscono l’influenza degli artisti stranieri presenti a Napoli. La ricca produzione del periodo è stata al centro del mercato d’arte ottocentesco italiano ed europeo e, in mostra, ci si ritrova davanti ad una ricca scelta di opere prodotte in quel periodo.
Ciò che più attira è la possibilità di vedere come le terre partenopee si siano evolute nel corso dei secoli. Attraverso le tele ci si immerge all’interno di paesaggi all’apparenza lontani, ma che in realtà rappresentano strade e territori che sono sotto gli occhi dei napoletani ogni singolo giorno. Il cittadino può vedere come la propria città sia cambiata, può fare un piccolo viaggio nel tempo grazie al lavoro di tanti pittori che hanno voluto imprimere le bellezze che si estendevano davanti ai loro occhi. Con tecniche diverse, scorci diversi, il risultato è il medesimo: pura bellezza.
“La scuola di Posillipo: la luce di Napoli che conquistò il mondo” non sarebbe stata possibile senza la sua organizzatrice, Isabella Valente e del suo staff, promossa e sostenuta dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, patrocinata dal Dipartimento di Studi Umanistici e organizzata dalla Mediterranea Associazione culturale, presieduta da Saverio Ammendola.
Inoltre, lo staff che si occupa della mostra, esperto nell’arte pittorica ottocentesca, offre visite guidate al costo di 3 euro, per consentire agli spettatori di poter conoscere in maniera approfondita la storia delle tele esposte.
Manca però poco tempo. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 2 ottobre, con ingresso gratuito, ma non ci lascerà per molto: a breve verrà presentato al pubblico il catalogo con le opere complete, la bibliografia e tutte le informazioni per conoscere appieno la storia dell’arte paesaggistica.
Roberta Fusco