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Nartea e Teatro Insania
presentano
“Figli d’ ‘a Madonna”
testi e regia di Antimo Casertano
con Antonio Agerola, Antimo Casertano e Daniela Ioia
Domenica 31 marzo ore 18, NarteA e Teatro Insania presentano “Figli d’ ‘a Madonna” una visita guidata teatralizzata che farà conoscere la storia del Complesso dell’Annunziata, attraverso pièce teatrali incentrate sull’antica usanza dell’abbandono dei neonati, pratica che ha influenzato anche la vita del grande sculture Vincenzo Gemito. I testi sono di Antimo Casertano, anche interprete insieme a Daniela Ioia e ad Antonio Agerola. Costo del biglietto 12 euro. Per partecipare all’evento è necessaria la prenotazione ai numeri 339 7020849 o 333 3152415.
La visita guidata, a cura di Matteo Borriello, conduce gli ospiti all’interno della Basilica SS. Annunziata Maggiore, negli spazi della chiesa, della sacrestia, nella cappella del tesoro e nell’antico cortile dell’ospedale. Nata nel XIV secolo, insieme all’annessa istituzione assistenziale per la cura dell’infanzia abbandonata, la basilica fa parte di un vasto complesso monumentale costituito in origine, oltre che dalla chiesa, da un ospedale, un convento, un ospizio per i trovatelli ed un “conservatorio” per le esposte. I bambini abbandonati venivano introdotti nella famosa ruota, attraverso una specie di tamburo di legno di forma cilindrica e raccolti all’interno da balie pronte ad intervenire ad ogni chiamata. All’esterno, al di sopra della ruota, vi era un puttino di marmo con la scritta: “O padre e madre che qui ne gettate / Alle vostre limosine siamo raccomandati”. Gli ospiti dell’istituzione venivano chiamati “figli della Madonna”, “figli d’a Nunziata” o “esposti”.
La pièce, che si incrocia con gli interventi della visita guidata, ricostruisce l’atmosfera dell’antica istituzione assistenziale napoletana, una delle più note d’Italia. «Un vagito insistente — racconta l’autore e regista Antimo Casertano —, il gemito di un nuovo neonato, echeggia tra le mura del cortile della Real casa dell’Annunziata, stretto tra le braccia di una nutrice, intenta a consolarlo cantandogli una nenia, un rituale che da sempre si ripete all’arrivo di ogni nuovo “Esposto”. Da dove arriva quella creaturina che si agita e si lamenta? Quale storia porta con sé? E quale fatale destino lo attende dopo l’abbandono? Da qui inizia anche la storia delle crudeli e misere origini e poi del riscatto di uno dei migliori scultori ottocenteschi che il nostro paese possa vantare: Vincenzo Gemito,‘o scultore pazzo, anch’egli mortificato e abbandonato nella casa del quartiere Forcella».