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Per la rassegna “Le voci della luna” uno spettacolo semi serio e ironico, scritto e interpretato da Filippo Arcelloni, che ha come titolo una parola ormai non più consueta e che vuole parlare del fallimento dell’individuo e del cambiamento.
Un vecchio attore scopre che all’improvviso che tutti i teatri italiani sono stati chiusi, che nessuna compagnia teatrale potrà più esistere e che nessun tipo di forma d’arte legata al teatro potrà essere rappresentata sul suolo italiano, poiché il nuovo ministro della cultura, in ossequio alle promesse fatte in campagna elettorale, applica alla lettera la direttiva politica che gli viene suggerita dal nuovo governo.
Così la strana professione del vecchio attore arriva a specchiarsi e confrontarsi con la vita “vera”, il quotidiano, a volte deriso, mai rispettato pienamente, sempre guardato con aria superiore. Con l’impossibilità di poter lavorare è costretto a mettere a confronto tutto ciò che sa fare e tutti gli strumenti necessari per la sua professione, con il mondo reale deducendo che non servono a nulla, sono totalmente inutili nella vita reale.
E allora l’ultima carta che rimane da giocare è “SCIOPERO”, termine vecchio e desueto, ridicolo e banale nei tempi odierni e per le motivazioni, lo sciopero del Teatro.