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“La presenza del jazz nella scuola è fondamentale nella crescita dei nostri ragazzi… il jazz tende la mano e fa crescere… musicisti del domani o uomini migliori e più ricchi…” Queste sono solo alcune delle riflessioni del musicista Paolo Fresu espresse durante il Primo Convegno Nazionale “Il jazz va a scuola” rivolto al mondo della scuola, che si è svolto il 17 novembre 2018 presso l’Auditorium UNIPOL di Bologna e organizzato dalla Federazione Il Jazz Italiano nata lo scorso 13 febbraio, di cui lo stesso Fresu è presidente.
Il celeberrimo trombettista ha aperto i lavori del Convegno illustrandone finalità, obiettivi, aspetti educativi e formativi.
A fare da padrona di casa con gran classe e squisitezza è stata la cantante Ada Montellanico che ha moderato i numerosi interventi della giornata.
L’incontro è stato arricchente, formativo, interessante e, perché no, emozionante.
Il Progetto nazionale “Il jazz va a scuola” è stato presentato e illustrato da Catia Gori, docente e cantante e Sonia Peana, musicista e ideatrice di Nidi di note. Si tratta di un progetto che mira a condividere esperienze nazionali legate al jazz nel mondo della scuola: divulgare e creare una arricchente rete collaborativa e associativa.
Sul grande palco dell’auditorium non solo si sono avvicendati i relatori dei progetti didattici e musicali variegati e qualificati, svolti in diverse realtà scolastiche ed educative d’Italia, ma anche ragazzi talentuosi che si sono esibiti eccellentemente dando la dimostrazione concreta di quanto sia importante la presenza del jazz nella scuola di ogni ordine e grado, a partire dall’asilo nido.
E’ difficile poter racchiudere in un reportage giornalistico la ricchezza e l’interesse destato da ciascun intervento. Gli argomenti e le esperienze descritte sono stati svariati, presentati con l’ausilio di video, documentari, testimonianze e con la presenza di giovani musicisti. Sono stati messi in luce diversi aspetti con cui il jazz può entrare nelle scuole: dalla costruzione di strumenti musicali alle performance soliste o di musica d’insieme in piccole o grandi orchestre, dal gioco alla narrativa, dalle fiabe ai cartoon, dal racconto all’arte illustrativa e grafica dei segni.
Da tutti gli interventi è emerso che il jazz nella scuola, ma anche in altri contesti, è qualcosa che va al di là della semplice lezione, che allarga la mente, invita a riflettere, a crescere, a mettere a frutto potenzialità, che consente di superare pregiudizi e discriminazioni e predispone allo stare insieme, all’integrazione e all’inclusione, al rispetto. Tutto questo grazie al suo linguaggio universale e sconfinato, senza barriere, di musica libera e improvvisativa nella sua accezione positiva.
Durante i vari interventi il termine “illuminato” è stato più volte ripetuto perché effettivamente nelle scuole in cui entra il jazz ci sono dirigenti e docenti illuminati e illuminanti. Si è capito che esso amplia l’offerta formativa e stimola la creatività, punta i riflettori verso le migrazioni dei popoli, storico fenomeno che consente il progresso grazie al continuo e dinamico scambio di conoscenze e culture, sottolineando che lo stesso jazz nasce da ciò e, unendo vari generi musicali, è una musica ad ampio raggio.
Come già detto, non sono mancate performance, espressione di alcuni progetti presentati. Vere e proprie orchestre si sono esibite brillantemente, e con cui ha interagito Paolo Fresu col flicorno, come quelle del progetto “La scuola suona il jazz” di Carmelo Coglitore della scuola Media “Carducci” di Brescia dell’orchestra Felice di Felice Clemente di Monza, l’ODG Brass Band di Franco Emaldi di Ravenna. Il progetto della La Rustica X Band di Pasquale Iannarella di Roma è stato documentato da un video.
Federico Mutti, presidente del Bologna Jazz Fest, giunto alla sessantesima edizione, ha presentato Segnosonico, progetto che unisce non solo età diverse, ma anche musica ed arte.
Molto interessante è stato l’intervento del Prof. Luigi Berlinguer: “Musica nella scuola… componente essenziale della formazione, arricchimento indispensabile dell’essere umano” Si è soffermato sul termine “improvvisazione” che non significa superficialità… ma ha un altro profilo lessicale. E’ sempre stata presente nell’arte, ma nel jazz è una componente essenziale, una forma di apprendimento che alimenta la creatività, l’invenzione, la composizione spontanea… “ma purtroppo la scuola “logocentrica” esclude la creatività artistica”.
Presente al convegno il musicista Gegè Telesforo, che in qualità di ambasciatore UNICEF, assieme a Nicoletta Grassi, Presidente Comitato UNICEF di Bologna, ha presentato il progetto Soundz For Children.
Non è mancato lo spazio narrativo e lo scrittore e musicista Reno Brandoni e Laura Moro, direttrice editoriale Curci Edizioni, hanno presentato “Come raccontare il jazz nella letteratura per i ragazzi” che ha previsto anche una piacevole performance recitativa. Non è mancato neanche il riferimento al gioco e ai cartoon come in alcuni progetti tra cui Musica e Gioco di Pasquale Mirra e Danilo Mineo, Giocajazz di Massimo Nunzi e Le Fiabe del Jazz: Jazz & Cartoon presentato dal prof. Alceste Ayroldi e Filippo d’Urso. Variegato si presenta Il progetto Nati nelle Note (L’Aquila) di Umberto Giancarlo e Lucia Giambotti che prevede attività rivolte ai bambini piccoli, agli anziani e agli autistici.
Sono intervenuti anche il sindaco di Bologna Virginio Merola e gli assessori alla Cultura e all’Istruzione.
Dopo la Tavola Rotonda e discussione su “Linguaggi musicali: specificità del jazz e delle musiche improvvisate didattico-educative” il convegno si è concluso con i ringraziamenti, compreso quello al piccolo Andrea Fresu per il suo apporto “tecnico” e con la speranza che il virus del jazz possa far sentire sempre più la sua voce attraverso un’associazione che unisca sempre più le realtà che si occupano di jazz nella scuola e che si possano portare i bambini almeno una volta all’anno in un jazz club.
Daniela Vellani