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La regia del documentario che è nelle sale dal 26 ottobre sulla vita di Luciano De Crescenzo è di Antonio Napoli, presentato in Campania al Cinema delle Palme di Napoli e nelle sole altre città di Roma, Firenze, Foggia, Milano, Perugia e Rimini. Settantotto minuti che volano tra le chiacchiere di Renzo Arbore, Lina Wertmüller, Marisa Laurito, della bella ex, Isabella Rossellini, degli amici Federico Nucci e Nino Riccio, con indimenticabili pezzi tratti dai suoi film, il più famoso “Così parlò bellavista”, ma anche “32 Dicembre” e un prezioso pezzo d’archivio di un’intervista con l’amico di infanzia Bud Spencer.
Numerose le testimonianze, ma nulla di stucchevole, tutto ha la leggerezza della rimpatriata fra amici, anche le immagini che ci mostrano un De Crescenzo ormai molto avanti con gli anni, che non perde mai la voglia della battuta di spirito. Come lui stesso dice: “gli uomini si dividono in uomini d’amore e uomini di libertà, agli uomini d’amore piace stare assieme gli altri, quelli di libertà preferiscono stare da soli”; Luciano è stato un uomo di libertà, tant’è che ha vissuto sempre da solo e, nonostante i numerosi flirt, dopo la prima moglie, non si era più risposato. Questo film ci restituisce il ritratto di un uomo che ha dato grande valore all’amicizia, che nonostante il suo fascino e la sua passione per le belle donne, resta comunque un uomo di grandi affetti, che confessa di aver pianto poche volte, una di quelle quando Isabella Rossellini lo ha lasciato per andare in America. Il film è ricco di attestazioni del grande amico che lui è sempre rimasto per tutti, perché a questo sentimento, quello dell’amicizia, è rimasto più legato che all’amore.
Una vita eccezionale che comincia davvero, o forse esplode soltanto, dopo i quarant’anni, quando si dimissiona con una lettera rimasta famosa, dall’azienda IBM dove lavorava da ingegnere. “Cara IMB tra noi è finita”- scrive pressappoco- “non abbiamo più niente da dirci.” Luciano si mette a fare lo scrittore e nasce pian piano il caso di “Così parlò bellavista”, seguito da tutto il resto che è ben noto. Nonostante tutto ciò Luciano viene sempre un po’ snobbato dal mondo culturale più ortodosso, scrive di filosofia ma è considerato poco più di un umorista e non riceve mai i dovuti riconoscimenti per il suo lavoro di divulgatore. Egli stesso racconta del rammarico per la “sufficienza” con cui vengono trattati i suoi lavori, quasi che chi fa cultura non debba ridere per esser preso sul serio. Riceve però, grazie alla sua fama che sconfina anche dal territorio nazionale, la cittadinanza onoraria ad Atene, come suo sogno diventa conterraneo di Socrate.
Un bell’omaggio al filosofo, scrittore e regista dall’elegante senso dell’ironia, una faccia di Napoli meno stereotipata, anche al fotografo che è riuscito a catturare immagini in grado di raccontare la sua città con scatti divenuti famosi per lo spaccato divertente che ne rimandano. Sono in tanti che, oggi, vorrebbero imitare il suo stile, anche con discreto successo di pubblico, ma volando decisamente sotto di centinaia di chilometri; Luciano De Crescenzo, purtroppo, è una personalità irripetibile, fatto di un miscuglio di umanità, umorismo e raffinata intelligenza che lo rende unico.
La voce di Luciano in contro campo sfuma: “e se questo fosse stato solo un sogno, domani tornerei in ufficio per raccontare ai colleghi: sapete, ho sognato che ero andato via dall’IBM e mi ero messo a scrivere, avevo venduto milioni di copie…”
Lucia Dello Iacovo