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La regista/produttrice in questione, nel corso della passata stagione, mi aveva chiamato al telefono più volte chiedendomi di ospitare il suo spettacolo al nuovo teatro sanità. Felice della richiesta, accettai, dicendo immediatamente che potevo però soltanto prevedere il compenso derivato dallo sbigliettamento, come per tutte le compagnie che sono state ospiti da noi, circa un centinaio in questi anni. Nessun problema mi fu mosso allora, anzi, erano felici di venire al Sanità. Lo spettacolo per questioni organizzative non poteva rientrare nella scorsa stagione ormai in corsa e lo abbiamo rimandato a quella attuale. Scegliamo le date e a maggio scorso inviamo anche il contratto. Contratto che non viene firmato nonostante le nostre continue richieste, ma poiché avevo sentito al telefono più volte la produttrice, non mi ero creato troppi pensieri in proposito, visto anche le sue rassicurazioni. Solo due settimane prima della messinscena però la regista/produttrice mi fa presente una serie di difficoltà relative ai costi di produzione, difficoltà che sinceramente riguardano assai relativamente il teatro, che – sottolineo – non ha mai fatto richiesta dello spettacolo in questione ma a cui lo spettacolo è stato proposto. Ci è stata mossa l’obbiezione di avere “solo” cento posti e un prezzo del biglietto troppo basso. Il nuovo teatro Sanità vuole essere un teatro di comunità, lo abbiamo ribadito più volte! Sorgiamo anche in un quartiere complicato e tutti sanno la fatica che facciamo per coinvolgere chi quel quartiere lo abita. La gestione che portiamo avanti è economicamente attenta, ma senza mai mettere il solo profitto come nostra guida. D’altronde il prezzo del nostro biglietto è in linea con altri teatri delle stesse dimensioni che operano nella nostra Regione.
D’altro canto, mi chiedo: è possibile chiedere ad un teatro di accogliere un proprio spettacolo senza sincerarsi di quali siano le condizioni entro le quali opera il teatro stesso? Io credo di no. Almeno io non l’ho mai fatto. Abbiamo cercato negli ultimi giorni di venire incontro alla produzione, rinunciando ad un ulteriore 10% sull’incasso e proponendo di alzare il prezzo del biglietto da 12 a 15 euro (cosa già eccezionale, perché si pone al di fuori della nostra politica culturale), ma nonostante questo e nonostante le rassicurazioni sulla possibilità di trovare una soluzione (rassicurazioni fatte dalla signora per iscritto alla nostra amministratrice di compagnia), alla fine la produzione ci ha chiesto di accollarci tutte le spese, costo degli attori, vitto, alloggio, viaggi, siae e di dare loro tutto l’incasso. Ecco, allora mi chiedo: ma a quanto avremmo dovuto portare il prezzo del biglietto?
Fatti due conti, sicuramente oltre i 45 euro. È chiaro che per noi tutto questo non è fattibile, soprattutto perché non rientra nella logica entro la quale operiamo, una logica di riqualificazione del territorio attraverso la bellezza dell’arte.
Il nostro progetto teatrale – come sapete – è stato sposato da tantissimi artisti, che hanno contribuito in questi anni a farlo crescere, pensavamo fosse la stessa logica ad aver guidato la scelta della compagnia ERGO SUM, ma evidentemente no!
Nonostante la regista/produttrice, per mesi abbia detto che era un piacere venire in un teatro come il nostro.
Considerato che la nostra promozione è partita da tempo e che abbiamo fatto degli abbonamenti nei quali figurava anche lo spettacolo Uno Nessuno Centomila, mi sento in dovere di spiegarvi come sono andate le cose. Mi prendo la responsabilità di non aver tutelato voi e noi con un contratto firmato immediatamente, ma la grande apertura e la disponibilità di tutti gli altri colleghi che in questi anni hanno preso parte ai nostri cartelloni, non mi hanno mai fatto sentire in pericolo. Tra colleghi si rispettano parole e accordi, nella maggior parte dei casi, e i contratti si firmano anche all’ultimo momento (chi fa teatro lo sa) senza che la cosa ci abbia mai creato situazioni spiacevoli. Diciamo pure che questa è un’esperienza che ci permetterà di crescere nella nostra attività. Il mio grave errore è stato fidarmi. Devo ammetterlo.
Ci dispiace, ora, che i nostri ragazzi non possano vedere questo lavoro – visto che con loro avevano intrapreso un percorso di riflessione su Pirandello proprio in vista del 150enario dalla nascita dello scrittore – ma sicuramente a questo ovvieremo, portandoli a vedere un altro Pirandello in un altro teatro, dato che i nostri colleghi hanno sempre avuto grande attenzione verso il nostro progetto, per questo siamo sicuri non ci saranno problemi. Fortunatamente la comunità teatrale napoletana e non solo, ci è sempre stata vicina.
Speriamo che l’accaduto non intacchi la fiducia reciproca che in questi anni di attività costante, abbiamo costruito e fatto crescere. Sicuro della vostra comprensione, vi aspetto in teatro per i nostri prossimi appuntamenti!