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Chiaro, semplice, concreto, un uomo che non le manda a dire, così si è presentato il professor Nando Dalla Chiesa, ieri pomeriggio a “Il libro giusto – Prima fiera dell’editoria a Piacenza”, giunta alla seconda edizione, quest’anno.
Alla consegna del premio Il libro giusto, sono intervenuti Antonella Liotti dell’associazione Libera Piacenza, Gabriele Dadati presidente della Fabbrica dei Grilli e Davide Corona. A moderare Giorgio Lambri, giornalista.
Un pubblico folto e molto attento ha assistito alla presentazione del libro Una strage semplice, edizione Melampo, infatti, nonostante la location fosse frequentata anche da avventori degli esercizi commerciali presenti nella Galleria di Borgo Faxhall, e quindi non proprio silenziosa, il professor Dalla Chiesa è riuscito a calamitare su di sé l’attenzione degli astanti, fino all’ultimo minuto.
I suoi interventi sono sempre precisi e molto chiari, così come quando parla delle trattative Stato mafie, asserendo che l’argomento è una cosa seria e non va trasformato in storie romanzate, ricorda la trattative sul bandito Giuliano, quella su Riina; ricorda la sua esperienza di parlamentare e come dal ‘96 al 2001 furono presentati diversi provvedimenti che venivano richiesti dalla mafia, e di come lui non riuscisse a spiegarsi il perché li votassero maggioranza e opposizione, senza distinzione.
Dopo aver ringraziato per il premio ricevuto, Dalla Chiesa spiega il perché della necessità di scrivere un libro sulla strage di Capaci: “I delitti di mafia sono diversi da quelli di terrorismo, perché sono preparati davanti a tutti, sono cronache di una morte annunciata, perché la mafia fa fede sull’omertà della società che vede e non parla, che vede la firma e fa finta di non poterla leggere. Ma se uno decide di vedere riesce anche a capire. Falcone è stato ucciso perché era un pericolo per un sistema di interessi che comprendeva la mafia, ma non si esauriva in essa. I soldi della mafia dalla fine degli anni 70 erano entrati nel circuito economico dell’Italia, perché gli imprenditori del Nord facevano affari in Sicilia per distribuirsi gli immensi appalti degli anni ’90, e la “convergenza di interessi” che chiaramente si venne a creare. Ed è questo che ci aiuta a capire il perché dell’uccisione del giudice Falcone.”
Infine dopo aver risposto ad alcune domande del pubblico, ha autografato le copie del libro ai lettori presenti.
La serata è poi continuata con un concerto della Big Orkestra di Lecco, diretta da Luca Garlaschelli, omaggio al jazzista Thelonious Monk, a cento anni dalla nascita, il 10 ottobre.
Giustina Clausino
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Il libro:
Capaci. E la sua continuazione, via D’Amelio. Una strage in due tempi. Quando il Paese sembrò impazzire. Mentre Milano osannava i giudici e a Palermo terribili immagini di guerra ne raccontavano la carneficina. Due Italie all’apparenza lontane e invece, come spiega il libro, segretamente vicine. Quella che portò a morte prima Giovanni Falcone e poi Paolo Borsellino fu una strage semplice, frutto di una logica lineare. Che vide convergere Sud e Nord, economia e politica. Che prese la rincorsa all’inizio degli anni Ottanta per conto della mafia palermitana e giunse all’appuntamento di dieci anni dopo in rappresentanza delle paure e ostilità di un intero sistema illegale. Su tutto, l’incubo che il giudice più odiato da Cosa Nostra potesse guidare una struttura nazionale di indagini, da lui ideata, e colpire i crescenti rapporti tra gruppi imprenditoriali d’avventura e capitalismo mafioso; tra mafia e appalti, tra criminalità finanziaria e complicità politiche. Questo libro vuole ricostruire il contesto evidente in cui tutto accadde. Per andare oltre la retorica, e oltre il mistero.