“Il dio dell’I-Ching”: misteri e fascino orientale nel romanzo di Iannaccone

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Isaia Iannaccone

Azione, intrigo, colpi di scena, suspense, ironia, fascino e misteri dell’Oriente sono solo alcuni degli ingredienti dell’ultimo romanzo di Isaia Iannaccone “Il dio dell’I-Ching” (Ed. Orientalia, 2017). Il libro è di quelli che ti lasciano il fiato sospeso e ti prendono fin dalla prima pagina, diventando una calamita da cui non ti stacchi fin quando non l’hai divorato fino all’ultima parola, lasciandoti dentro una scia di immagini e un desiderio di conoscere nuove avventure dei personaggi. L’identificazione, infatti, ti avvolge e crea una sorta di amicizia e complicità con i protagonisti al punto che ti affezioni e per alcuni giorni non riesci ad iniziare la lettura di un nuovo libro perché ti dispiace staccarti dalla storia appena conclusa.

La struttura del romanzo è interessante. Anche la suddivisione dei capitoli è singolare e stimola la curiosità intellettiva. Si tratta dei 64 esagrammi dell’I-Ching. Ciascuno è rappresentato con simboli grafici, costituiti da linee parallele che variano in base alla posizione di quelle spezzate al centro, corredate da piccoli titoli cinesi rappresentati anche con istogrammi. Sono affascinanti e fonte di saggezza: forniscono indicazioni e interpretazioni su diversi e variegati aspetti della vita concreta e interiore e aprono finestre sull’esoterismo. L’autore ha avuto l’abilità di utilizzare ciascun simbolo, dando un’interpretazione funzionale alla narrazione della storia.

Questa è ambientata a Bruxelles, ma di tanto in tanto si collega ad un’altra storia “parallela” risalente alla Cina del 1276 con cui ci sono delle analogie e dei precisi legami e che misteriosamente in qualche modo ne determina gli eventi.

In queste realtà, tra antico e moderno, si muovono i protagonisti singolari e stravaganti, tra cui il sinologo napoletano Matteo d’Ortica che si trova coinvolto, a rischio di essere ucciso, nelle indagini che si svolgono per scoprire l’assassino del direttore della Europe International School, ritrovato in uno spiazzo della Foret des Soignes decapitato e con le dita mozzate, in una modalità che sembra rispecchiare un rituale descritto in un antichissimo documento cinese da lui studiato. Lo strano incontro con il dio dell’I-Ching, un essere soprannaturale e inquietante, diventa un elemento determinante per l’individuazione della verità.

Il libro è di grande spessore culturale e l’autore generosamente condivide con i lettori il frutto di anni di studio e di ricerca sulla storia della Cina. Infatti, oltre a svolgere la sua professione di chimico, Isaia Iannaccone è un sinologo. Nato a Napoli, ma residente da anni a Bruxelles, è uno specialista della storia della scienza cinese e di quella dell’incontro tra l’Europa e la Cina. E’ autore di diversi saggi e articoli sulla cultura e la civiltà cinese ed è membro dell’Internazional Academy of History of Science. Autore di due guide sulla Cina (T.C.I.), di opere teatrali e di libretti d’opera, ha scritto due romanzi, L’amico di Galileo (Rizzoli, 2006) e Il Sipario di giada (Sonzogno, 2008), best seller internazionali e il romanzo epistolare Lo studente e l’ambasciatore (Guerra, 2015).

 

Daniela Vellani

 

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