Pompei, al Teatro Grande, è in scena il “Prometeo”, regia di Massimo Luconi

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Luogo d’eccezione e, al tempo stesso, naturale sede per i grandi testi classici, il  Teatro Grande di Pompei ospita, dal 22 giugno fino al 23 luglio 2017, la prima edizione della rassegna di Drammaturgia antica Pompeii Theatrum Mundi, in collaborazione con il teatro Stabile di Napoli. Cinque grandi testi classici scelti per la rassegna: Orestea di Eschilo andata in scena dal 22 al 25 giugno; il 30 giugno, la prima assoluta di “Prometeo” di Sofocle con Luca Lazzareschi e la regia di Massimo Luconi. Seguiranno il 5 e il 6 luglio Antigone, sempre di Luconi, Le baccanti di Euripide, regia di De Rosa, dal 14 al 16 luglio ed infine Fedra di Seneca, regia di Carlo Cerciello, dal 22 al 23 luglio.

Con “Prometeo” Luca Lazzareschi, venerdì sera, ha portato in scena uno dei più controversi e misteriosi personaggi della mitologia greca, un dio che amava gli uomini e che voleva affrancarli dalla loro barbarie e punito, a tal proposito, da Zeus, per aver donato il fuoco a questi ultimi, un ribelle che sconta la sua terribile pena con fierezza e consapevolezza. La regia di Luconi ancora in scena ieri e oggi, 2 Luglio dalle 20.30,  ha deliziato il pubblico, che riempiva le gradinate, con questa antica storia di tradimenti, potere, alleanze e personaggi mitologici che si sono susseguiti. Poderosi gli attori: il diplomatico Oceano interpretato da Tonino Taiuti, intensa la disperazione di Io portata in scena da Alessandra D’Elia, impeccabile l’interpretazione di Ermes di Gigi Savoia e splendida cornice l’incantevole voce di Monica Demuru che, in  questa versione, è “il coro”.

L’atmosfera, le luci e le scene di Silvio Ruocco hanno contribuito a rapire il pubblico, una nota di merito sentiamo di dover dare anche all’incisività delle note che hanno accompagnato il dramma, le musiche di Mirio Cosottini. Monica Demuru, interpretando le Oceanine, canta la compassione per il tormento di Prometeo: “… che destino terribile, tutta questa terra piange per te e i tuoi fratelli ”, accompagna i biasimi, l’invito a riflettere di Ermes, la condanna finale, terribile, eterna, “il cane alato di Zeus, l’aquila assetata, verrà tutti i giorni senza invito a banchettare a divorarti il fegato fino a fartelo nero.”

L’antico sito che ospitava la città di Pompei torna a rivivere, sotto il cielo estivo, riportandoci ad una prosa antica, allo splendore della cultura che aveva spazio, tempo, bellezza. Uno di quegli spettacoli da cui si esce in silenzio, come a non voler sciupare la sacralità di tanta perfezione.

 

Lucia Dello Iacovo

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