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Negli scaffali, tra le ultime uscite, si trova in libreria da Gennaio 2017 “Spesso sono Felice” edito da Feltrinelli, un romanzo di origine Scandinava tradotto da Eva Kampmann. L’autore, Jens Christian Grøndahl, danese che vive a Copenhaghen, è uno scrittore di punta in Europa, vincitore di diversi premi, tra cui il più autorevole il Jean Monnet per la letteratura Europea con il romanzo Piazza Bucarest del 2007.
Una scrittura elegante e scorrevole accompagna il lettore in una storia narrata in prima persona da Ellinor, ormai settantenne, con la lucidità di una visione ormai priva delle passioni della giovinezza ma anche degli stereotipi borghesi di cui la protagonista si spoglia volentieri una volta divenuta vedova. Un’insolita conversazione, non all’amato marito scomparso ma con la prima moglie di lui, sua migliore amica, dipana un’intrigante intreccio di vite, di storie, di sentimenti. La bellezza della verità, seppur spesso cruda, dà una sorta di pulizia salvifica a situazioni moralmente inaccettabili dal contesto sociale ma che, spogliate dagli stereotipi divengono intelligibili, parte di una vita, quella di Ellinor, che diventa bella oltre ogni aspettativa e di cui lei osserva, lasciandoci cogliere attraverso il suo racconto, ogni sfaccettatura e retroscena psicologico.
Un romanzo che parla d’amore, di relazioni familiari, d’amicizia. Un percorso di accettazione, di perdono, seppur spesso amaro, di amore e di elaborazione del lutto. Poco meno di cento pagine da leggere tutte di un fiato, a metà della novantatreesima troviamo il cardine di tutta una filosofia: “Non c’è cosa che poi non passi. Capisco che il mio racconto può sembrare doloroso, ma io non sono una persona triste, lo sai bene. Spesso sono felice, come dice la canzone, felice dentro, anche se spesso non riesco a mostrarlo.”
La serenità nel dolore, la forza e la voglia di ricominciare, anche a settant’anni è un messaggio che addolcisce la solitudine che appare invece necessaria e utile per arrivare ad un sano percorso di crescita, di speranza.
Lucia Dello Iacovo