Napoli, al Palazzo San Teodoro, emozioni e soprese per il concerto di Alessio Mastrodonato

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unnamed-6Musica, arte e parole che si alternano per lo spettacolo delle Maschere.

 Il 22 novembre presso il Palazzo San Teodoro, sulla Riviera di Chiaia, si è svolto il terzo appuntamento della stagione artistica a cura dell’Associazione AeneA (www.associazioneaenea.it). L’evento è stato presentato da Alessia Viti, direttrice artistica e violinista che, con eleganza ed emozione, ha accolto Alessio Mastrodonato, pianista internazionale.

L’associazione AeneA nasce nel 2014 a favore della rivalutazione del patrimonio storico, artistico, archivistico e culturale della città di Napoli. In virtù di tutto ciò, nella scorsa serata, si è assistito ad un evento unico, Palazzo San Teodoro con le sue ampie stanze ricche di affreschi e lampadari in cristallo , ha ospitato, in una di queste, dove vi era un pianoforte, il protagonista della serata: Alessio Mastrodonato, un giovane pianista che si è esibito in Italia e all’estero, fino ad arrivare ai paesi del Medio Oriente, in città come Gerusalemme.

Ed è così che in un ambiente già caratteristico di suo, entra in scena lui con fare distinto e una maschera veneziana che gli copre gli occhi.

Da lì, dalle prime parole, parte lo spettacolo. Fin da subito si percepisce che non è una semplice e sola esecuzione musicale bensì un’opera trattata su più aspetti.

Il tema della serata si è incentrato sul concetto della Maschera, ricorrente nella cultura artistica e letteraria che viene analizzato, o per meglio dire, vissuto attraverso i brani di Schumann (Carnaval op. 9), Debussy (Masques) e Stravinskij (Trois mouvement de Petrushka).

Mastrodonato ha percorso la storia dei brani, raccontando gli aneddoti interni ed esterni alle composizioni, prima di andarli ad eseguire.

Si è partiti con Carnaval, il quale si caratterizza con un susseguirsi di venti parti dove si vedono alternare le varie maschere dalle classiche Colombina e Arlecchino, fino a un inusuale Chopin.

Masques si presenta invece come un brano inquieto, malinconico, dove Debussy dimostra la sua inquetudine per la separazione dalla moglie. Lo stesso Debussy etichetta la sua opera come “una tragica espressione dell’esistenza”, spogliandosi così della maschera dell’ipocrisia e sottolineando la futilità della vita.

Poi abbiamo l’inversione della storia con Trois mouvement de Petrushka. L’opera è uno dei balletti più importanti della storia. Essa si caratterizza per delle musiche dissonanti che venivano ascoltate per la prima volta. Ma nonostante ciò, quegli accordi così strani e, ad un primo avviso, sconnessi tra di loro, stanno a rappresentare qualcosa. Non a caso, uno degli accordi presenti viene rinominato “L’accordo di Petrushka” e si associa al suo ascolto, alla presenza del suo personaggio sul palco.

Ed è così che tra una storia e l’altra, lo spettatore viene trasportato via, tra le parole e le musiche del grande Mastrodonato.

Il pianista, inoltre, ha utilizzato delle immagini e video muti per accompagnare le sue parole e esecuzioni, le quali hanno concesso allo spettatore di poter immedesimarsi ancor di più all’interno della storia.

Una serata di forte impatto emotivo e con la possibilità di poter assistere alla bravura di un giovane artista. Ma il messaggio più importante, ciò che è rimasto nel pensiero di ogni persona presente in sala, sono state le sue ultime parole: “Non importa quale maschera indossate e per quale motivo lo fate. Perché alla fine siamo tutti uguali, accomunati dai due elementi che ci rendono umani: i sentimenti e la morte.”

 

Roberta Fusco

 

(Si ringrazia Marzia Bertelli e L’Associzione AeneA per averci offerto degli scatti esclusivi della serata.)

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