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Napoli, l’armonica cromatica Max De Aloe e l’arpa blu di Marcella Carboni regalano magie alla rassegna “Siti Sonanti” dell’Otto jazz Club.
Ancora una volta la bella chiesa di San Gennaro all’Olmo a San Gregorio Armeno si colora di magie musicali. Per la prima volta a Napoli fa il suo ingresso un duo veramente speciale: Max De Aloe e Marcella Carboni, una fusione di professionalità, classe, eleganza, virtuosismo e simpatia. Max De Aloe, di Busto Arsizio, che ha al suo attivo una carriera importante, costituita da partecipazione a tour, concerti, didattica, direzioni artistiche di festival, collaborazioni notevoli, pubblicazione di dischi, creazione di colonne sonore, è considerato il migliore musicista italiano di armonica cromatica. Marcella Carboni, arpista di Cagliari, che vanta collaborazioni svariate e importanti, insegnamento, partecipazione ad eventi di varie tipologie e interessanti collaborazioni, è forse l’unica arpista italiana ad essersi avvicinata al jazz.
Come sempre l’ospitalità squisita di Maria Lucci, direttrice dell’associazione Otto Jazz Club, apre la serata con un dolce buffet e un fresco brindisi. Il pubblico intervenuto, malgrado la fredda ed umida serata, accolto in modo familiare e cordiale dalla “padrona di casa”, assiste ad un concerto unico, ricco di atmosfere e sfumature raffinate. I due musicisti sono reduci da un tour in Brasile dove hanno riscosso soddisfazioni e successo. Giunti a Napoli in occasione della sedicesima edizione della rassegna “Siti Sonanti” organizzata per il trentesimo anniversario dell’Otto Jazz Club, presentano il loro progetto “Poparp” (cd uscito nell’aprile 2013 per Abeat Records (distribuzione IRD), un lavoro denominato con questo simpatico e significativo gioco di parole perché nasce dagli svariati interessi degli artisti e raccoglie una miscellanea di brani di cultura diversa, ben sequenziati e accuratamente assemblati.
Il Concerto è un susseguirsi di brani variegato e molto piacevole. I due spaziano nella musica proponendo brani scritti da loro, temi classici, standard del jazz e melodie brasiliane ed argentine. Il feeling è tangibile e contagioso. Tra improvvisazioni, virtuosismi e dialoghi tra note, propongono un repertorio ricco, che crea un’atmosfera magica e onirica fin dalle prime note tratte da un brano del noto contrabbassista Furio De Castri. Via via i due si sguinzagliano in un viaggio armonico e melodico tra Antonio Carlos Jobim, Gabriel Faurè, Astor Piazzolla. Bella la l’interpretazione di “Sicilienne” di Gabriel Faurè, un brano per pianoforte e flauto, rivisitato in modo raffinato e suggestivo dai due, seguito dalle note vivaci e scorrevoli, dal sapore quasi mediterraneo di “Rebulico” (confusione) di Hermeto Pascoal, un compositore e polistrumentista brasiliano, che fluiscono liberamente avvolgendo il pubblico e concluse con una bella svitata donata dall’arpa blu. Max De Aloe, a questo punto introduce un brano di sua composizione “Il bosco che chiamano respiro” nato percorrendo una bella strada immersa in un rilassante scenario naturale che unisce due paesini dell’alta Italia. Segue “Ciao Manu” di Marcella Carboni, una musica ricca di effetti speciali in cui la talentuosa musicista diventa una tessitrice delle corde colorate, creando “onde melodiche riecheggianti” che danno quasi l’impressione di sguazzare tra elementi naturali con prolungamenti dei suoni e bei “dialoghi” con l’armonica che ben interagisce in un affiatamento delicato e pacato. Il concerto prosegue con un brano che Jobim ha dedicato alla figlia Luisa avuta in tarda età, seguito dal noto standard del jazz degli anni’30 “Beautiful love” che Max de Aloe dedica a Maria Lucci, suonato con suggestive improvvisazioni dei due che fanno emergere la loro maestria. Ed ecco ancora un brano dell’arpista “Rivu isganiu”, un esercizio di tecnica e stile sul pedal slide. Una forte emozione viene sprigionata dall’esecuzione di “Obivion” del noto autore argentino di origine italiana Astor Piazzolla, con veri e propri ricami incalzanti sulle corde dell’arpa, fraseggi vibranti interconnessi con l’armonica che sprigiona note fluide ora sussurrate e ora forti, ora delicate ed ora prolungate. Naturalmente non può mancare il bis che consiste in un noto brano sudamericano che ha ben novantanove anni: Carinhoso, di Pixinguinha, un musicista brasiliano molto apprezzato dai jazzisti per il suo stile innovativo che si staccava da quello tradizionale del suo Paese. Un grande applauso ringrazia i due musicisti, visibilmente soddisfatti dalla bella e calda accoglienza partenopea.
Daniela Vellani