Views: 6
“Aspettando il tempo che passa”, lo spettacolo realizzato e allestito con i ragazzi dell’ Istituto Penale per i Minorenni di Airola, debutta venerdì 4 dicembre 2015 alle ore 10,00, presso il Teatro che sorge all’interno dello stesso Istituto, fondato agli inizi del Settecento. Lo spettacolo è parte integrante del progetto “Palcoscenico della legalità”, che a partire da aprile 2015 si è proposto di coinvolgere i detenuti in un laboratorio di formazione sui mestieri del teatro, dalla scenotecnica alla scrittura drammaturgica, fino all’allestimento suoni e luci. Il percorso di formazione professionale, improntato sul lavoro di squadra, si è posto l’obiettivo di offrire ai partecipanti gli strumenti utili per aprirsi alla conoscenza dei linguaggi e delle tecniche teatrali. La costruzione drammaturgica – condensata nel laboratorio guidato da Emanuela Giordano – è il risultato del “flusso di coscienza” dei ragazzi che hanno partecipato attivamente alla realizzazione dello spettacolo. In scena, insieme a Salvatore, detenuto presso l’I.P.M., gli attori Giuseppe Gaudino, Adriano Pantaleo e Veronica Montanino raccontano il tempo che in carcere passa diversamente, sospeso tra incertezze sul futuro e percezione di un presente che resta in attesa di essere vissuto pienamente, liberamente. Il presente è immaginato come un’altalena, che oscilla tra umori e desideri, confusioni e certezze. La speranza è rappresentata da una fata turchina, accompagnata da un grillo parlante: “la nostra buona e scomoda coscienza”. Dall’altra parte dell’altalena, c’è la realtà, complicata e scivolosa, di tante, troppe, “tarantelle”. È la realtà dei ragazzi reclusi. Grazie al sostegno della Società Italiana degli Autori ed Editori e della Fondazione con il Sud, il Teatro dell’Istituto è stato dotato di un’attrezzatura tecnica all’avanguardia, in grado di supportare concretamente tutte le attività teatrali. “Sostenere questo progetto in grado di creare una sinergia tra teatri, istituti penitenziari, scuole e società civile è per noi motivo d’orgoglio – dichiara il Direttore Generale SIAE Gaetano Blandini – È un percorso formativo che nasce con un fine socialmente utile, per dare ai detenuti la possibilità di partecipare ad un laboratorio per imparare a lavorare insieme, con disciplina di gruppo. La cultura e la conoscenza sono sinonimo di libertà: aprono la mente e arricchiscono lo spirito. E questa iniziativa, così densa di umanità e passione, incoraggia la crescita culturale, portando un po’ di libertà, la libertà creativa, anche in un contesto come il carcere”. Il progetto, che ha il patrocinio del Ministero della Giustizia, realizzato dalla Fondazione Silvia Ruotolo, dalla Onlus Co2 Crisis Opportunity e dalla Fondazione Polis, è stato coordinato da Giulia Minoli e da Luca Caiazzo che ha curato anche il laboratorio musicale. Il laboratorio di scenotecnica con allestimento scenico è stato curato da Fabio Palmieri, mentre il laboratorio di allestimento luci da Giuseppe Di Lorenzo. Il laboratorio di scrittura scenica è stato condotto da Emanuela Giordano, con l’assistenza di Giuseppe Gaudino. Per i costumi si ringrazia il Teatro San Carlo.