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Presso la basilica di San Paolo Maggiore a Napoli, sabato 14 novembre, si è svolta la Prima Nazionale di Neapolitan Shakespeare. Non poteva esserci luogo meno suggestivo e bello per presentare il nuovo lavoro di Gianni Lamagna. L’antica e splendida location, nel vivace e suggestivo “ventre” della città partenopea, era gremita di persone attratte dall’intrigante evento. L’ecclettico artista, attore, musicista, autore, cantante, compositore e ricercatore, dalla ricca e variegata esperienza musicale e culturale, ha voluto realizzare un’idea particolare nata la scorsa estate parlando con un amico: creare una linea di congiunzione tra la grande tradizione letteraria inglese e la storica e “colorata” lingua napoletana. Così ha intrapreso un viaggio tra i centocinquantaquattro sonetti del grande poeta, scrittore e drammaturgo inglese e ha selezionato quelli che per contenuto e messaggi rappresentassero meglio lo spirito passionale partenopeo e che nello stesso tempo parlassero di arte, amore ed amicizia. Ne ha scelti ben diciassette, numero a cui l’artista napoletano è legato in modo quasi scaramantico, ed ha operato un certosino lavoro di traduzione nel rispetto della musicalità e della metrica e, perché no, sull’impatto emotivo. Lo spettacolo è stato preceduto da alcuni interventi tra cui quello dell’assessore alla cultura Nino Daniele, che ha ringraziato l’ambasciatore britannico. Dopo un minuto di raccoglimento in ricordo di quanto successo a Parigi, con un magico e suggestivo gioco di luci sull’altare maggiore, ha fatto il suo ingresso Gianni Lamagna seguito dai musicisti ed è iniziato lo spettacolo. I sonetti, tutti cantati con passione e professionalità dall’artista partenopeo, si sono susseguiti elegantemente, ciascuno con una breve presentazione e qualche aneddoto. Le musiche, legate dal filo conduttore dell’eleganza e della morbidezza, hanno incorniciato i sonetti in una bella e fresca alternanza di stili che variavano dal barocco al napoletano classico, dalla tradizione bandistica alle villanelle. Il sonetto 55, ‘o cinquantacinche, ha dato l’incipit allo spettacolo e ha immerso subito il pubblico in un fluido di bella musica, di arte ed armonia con la carezza del canto di Lamagna che lo ricamava con le parole ben tradotte Niente resiste a ‘sti rrime/ manco ‘o marmo d’ ‘e statue e dd’ e palazze ‘ e prìncipe… La musica ed il canto del sonetto 76, ‘O sittantasei, che parla di amore e di poesia è stato impreziosito dalla tromba di Marino Sorrentino. Successivamente il sonetto 128, ‘O cientovintotto, quello della musica “Oj musica, musica mia/ quanno tuocche chille taste/ ca sonano sotto ‘e ddete toje/e liggera accarizzr chelli ccorde ca me portano luntane…” è stato caratterizzato dalla presenza del clarino. Poesia, musica, mondo degli attori ci sono stati raccontati col canto nel sonetto 23, ‘o vintitre, seguito da ’o diciotto” Sonnet 18, uno dei più famosi. Una forte emozione ha accompagnato la vivace performance del sonetto 136, ‘O cientotrentasei che è risultato il più ascoltato del disco. La presenza del M° Paolo Raffone, che ha curato l’arrangiamento di tutta l’opera, ha caratterizzato il sonetto 17, ’o dicessette.’ O nuvanta, Sonnet 90, è stato arricchito dalla presenza di un’ospite vocale, la cilentana Piera Lombardi, che ne ha scritto le musiche. ’O vintinove, Sonnet 29, ha regalato immagini ricche di colori grazie ai ricami tessuti dall’arpista Cira Romano. Sicuramente “William” si sarà divertito nel sentire il Sonnet 91, ’o Nuvantuno trasformato nella piacevole tarantella di Nico Arcieri.“Nun te vonno bene ll’uocchie mieje,/ vedeno troppe sbaglie/ ma ‘o core vo’ bbene chello c alloro disprezzano/ e se mette a ddispietto, va pazo pe tte” con questa prima e intensa strofa si apre ‘O cientoquarantuno, sonnet 141 composto dal M° Paolo Raffone. Ascoltare Il sonetto 116, ’O cientessidice, è stato emozionante, perché ha ricevuto l’apporto di un ospite particolare, Alessio Arena, figlio di Gianni Lamagna. Una vaga atmosfera “felliniana” ha accompagnato ’O tre, Sonnet 3, e l’ospite è stato Marino Sorrentino. Compositore ed esecutore de ‘O sissantaquattro è stato il noto pianista Giosi Cingotti. Subito dopo si è parlato di amore con O vintisette, Sonnet 27. ‘O cienteùnnice, Sonnet 111, è stato arricchito dalla ricca presenza delle numerose “Mamme di Sissina”, un coro che proveniente dalla Sanità, quartiere in cui ultimamente si sta attuando una bella ed encomiabile opera di recupero culturale e sociale. Un pizzico di amarezza ha accompagnato ’O sissantasei, Sonnet 66, in cui si parla del marito calpestato, triste realtà che caratterizza la società da sempre. “…E ll’arte affucata e ‘ncatenata ‘a ll’autorità…” Con questo messaggio e con la speranza che l’arte possa emergere e possa ricevere i giusti riconoscimenti, tra applausi scroscianti si è conclusa la sequenza dei sonetti cantati da Gianni Lamagna e suonati dall’orchestra costituita da Arcangelo Michele Caso, Michele De Martino, Paolo Propoli, Alessandro De Carolis, Gianluca Falasca, Vincenzo Lamagna e dai citati ospiti. Gianni Lamagna, visibilmente emozionato e soddisfatto ha ringraziato calorosamente i padri Teatini, l’orchestra, gli ospiti presenti e subito dopo il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris è intervenuto complimentandosi e soffermandosi sull’importanza dell’arte ed il suo potenziamento per il progresso ed il miglioramento della nostra società. Il lavoro è raccolto in un disco prodotto da “di Musica in Musica” e distribuito da Europhone records.
Daniela Vellani