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Sabato, 31 ottobre, il vento forte della mattinata, qualche goccia di pioggia ed il ponte di tutti i “Santi” non hanno impedito a tante persone di accorrere alla presentazione di “Nessuno può conoscermi…” , della Robinedizioni, il primo romanzo di Giorgio Coppola. Il caffè letterario del teatro Mercadante era letteralmente gremito e si respirava una piacevole atmosfera da antico salotto culturale. Le persone hanno riempito la sala e hanno preso posto sulle comode poltroncine di cartoncino pressato, sulle scale, sulle eleganti sedie di velluto rosso, sul piano soppalcato o, non trovando posto, in piedi intorno alla “platea” in una ordinata cornice umana. Attendevano l’ingresso dei “protagonisti” del romanzo, proprio così: “ i protagonisti del romanzo”. L’emozione era palpabile e contagiosa perché non si sarebbe trattato di una presentazione di un romanzo come tante, di quelle che dimentichi non appena ti allontani, ma qualcosa di più, qualcosa che sicuramente avrebbe lasciato tracce nel cuore di ciascuno. E così è stato…
Il suono di un sax, quello di Giulio Martino, da un angolo della sala si è diffuso fluidamente, creando, in punta di piedi, un’atmosfera magica che ben disponeva il pubblico all’ascolto. Le note, attraverso fraseggi delicati, avvolgevano tutti, fino a dissolversi, lasciando una gradevole eco che ha accompagnato il silenzioso ingresso dello scrittore Giorgio Coppola. Iniziando così la rappresentazione, più che la presentazione del suo libro: l’autore si è seduto, infatti, dietro una scrivania e sfogliava delle carte “scrivendo” qualcosa. Poi, senza profferire parola, si è alzato ed è andato a prendere “Luca”, impersonato dall’attore Davide Diani. Lo ha posto in un angolo del “palcoscenico improvvisato” di fronte al pubblico, imponendogli una postura statuaria da mantenere a lungo, senza muoversi. Poi è arrivato il momento di Maria Alessandra Masucci nei panni di “Syria”. Anche lei, accompagnata dallo scrittore, quasi nelle vesti di un regista di burattini e, dopo aver depositato a terra il suo zaino, le imponeva la postura. Davide Diani, Luca, anche se visibilmente emozionato, con voce calda e sicura, apriva le porte alla lettura del romanzo e subito gli ascoltatori immaginavano tutto: quegli elementi naturali fusi con i vissuti ed i pensieri: “Mi incanta guardare l’arenile e le sue variegate forme, i colori che mutano con la luce del sole, la foschia delle ore serali, i riflessi del cielo sulle acque, il punto infinito dell’orizzonte dove l’oceano curva come una cascata sul precipizio…” Arrivava, quindi, il momento di Syria, che con delicatezza declamava versi poetici.
Giampaolo Materazzo, nel ruolo di presentatore, è intervenuto, suscitando subito interesse e simpatia, grazie alla sua genuina familiarità, ha animato la conversazione con Giorgio, invitandolo a “raccontarsi”. Così lo scrittore ci ha svelato la metafora della performance e di come aveva animato i personaggi, quasi con forza, affinché entrassero nelle parole del romanzo. Davide Diani ha poi ripreso la lettura, facendo immergere di nuovo il pubblico tra le belle righe della storia, seguito dalla declamazione di versi di Paul Eluard da parte di Syria, o meglio da Maria Alessandra Masucci. Il tutto in un’atmosfera di conversazione simpatica, cordiale, al punto che, il tempo passava velocemente. Si sarebbe voluto restare ancora lì e continuare ad ascoltare, ma, alla fine, è arrivato anche il momento dei ringraziamenti da parte dello scrittore, l’ultimo dei quali veniva dedicato al suo papà, scomparso da poco, ma che sicuramente era nella sala e sorrideva compiaciuto. L’emozione era forte, viva… vera, e si è colorata di piccole lacrime, allorché Maria Alessandra ha letto i versi a lui dedicati da Giorgio e il sax di Giulio Martino rifaceva il suo raffinato ingresso con note fresche, intonando “Afro Blue”: un’ ultima forte emozione per tutti. Gli ospiti sono stati intrattenuti da un piacevole aperitivo mentre nel frattempo si era creata una lunga fila per la dedica dello scrittore e un gradevole ritratto donato da Marco Barone, l’artista della bella copertina del libro.
Daniela Vellani