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In occasione del 70° anniversario della Shoah, il 27 gennaio 2015, la libreria sociale “Il dono”, di Aversa, ha organizzato un evento dal titolo “I bambini disegnano la memoria”, volto a sensibilizzare la riflessione non solo dei singoli bambini che vi hanno preso parte, ma anche degli stessi adulti che talvolta non pensano con la stessa ingenuità e naturalezza infantile. Testimonianze apparentemente diverse, ma profondamente legate tra di loro sono state prese in esame per dare concretezza a un ricordo che tende a sfumare sempre più nell’oblio. In apertura la lettura di una testimonianza tratta da un reportage di Mario Calabresi “Noi, le ultime bambine di Auschwitz”, che racconta la storia di due sorelline sopravvissute grazie a una casualità: sarebbero entrambe finite nella camere a gas, se la madre quel giorno non le avesse vestite allo stesso modo, con due cappotti grigi, come faceva nei giorni di festa, facendole sembrare due gemelline.
A seguire la visione del film “Franco S. Una voce da Buchenwald”, realizzato dai bambini della scuola primaria G. Mazzini di Bari. Semplice, ma efficace.
Sono questi gli aggettivi che potremmo utilizzare per descrivere la proiezione, che ha visto per protagonista una famiglia ebrea come tante con un destino già designato, che tuttavia è riuscita a salvare qualche componente. La parola è poi passata a Annachiara, Flavia e Giulia, tre bambine che hanno offerto un ulteriore spunto di riflessione con le proprie letture, tra cui citiamo la poesia “Prima vennero” di Martin Niemoller, che evidenzia quanto sia dannosa l’indifferenza nei confronti di un simile genocidio.
Ed infine, in una giornata come questa, non poteva certo mancare il capolavoro cinematografico che da sempre emoziona e commuove: la visione di due scene tratte da “La vita è bella” di Roberto Benigni, ha chiuso la serata tra qualche sorriso e qualche lacrima, lasciando poi spazio ai bambini per disegnare.
“I vuoti di oblio non esistono. Nessuna cosa umana può essere cancellata completamente e al mondo c’è troppa gente perché certi fatti non si risappiano: qualcuno resterà sempre in vita per raccontare. E perciò nulla può mai essere praticamente inutile, almeno non a lunga scadenza”, ha scritto la filosofa tedesca Hannah Arendt, dunque non è inutile ricordare, non è inutile portare alla luce un passato di dolore per trarne qualche insegnamento e non è mai completamente inutile incontrarsi per riflettere e discutere ancora di un tema tanto importante come quello della Shoah.
Francesca Barracca